Almirante e gli aiuti agli autori della strage di Peteano, che erano iscritti al Msi
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Almirante e gli aiuti agli autori della strage di Peteano, che erano iscritti al Msi

Un brano della Commissione stragi su Almirante, gli autori della strage di Peteano iscritti al Movimento sociale e il ruolo del terrorismo neo-fascista

Almirante e gli aiuti agli autori della strage di Peteano, che erano iscritti al Msi
La strage fascista di Peteano in cui morirono tre carabinieri
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24 Gennaio 2024 - 15.26


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Quello che riportiamo è un brano della relazione presentata alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi il 22 giugno del 2000 , primo firmatario Valter Bielli.

Non c’è stata una strategia stragista, c’è stata una strategia che aveva preventivato gli attentati, gli agguati, i disordini, i feriti e i morti, che li ha cercati e li ha provocati, così da mantenere il Paese in un equilibrio tanto precario che in ogni momento, nel corso degli anni fra il 1965-’66 ed il 1981-’82, un intervento autoritario compiuto da forze politiche di governo sostenute dalle Forze Armate e dai corpi di Polizia, sarebbe stato accolto come una liberazione dalla popolazione stanca, nauseata, impaurita da anni e anni di violenza “estremistica” di segno ora “fascista”, ora “comunista”. 

Avanguardia Nazionale non ha fatto nulla di più e nulla di meno di quello che hanno fatto tutti gli altri gruppi, MSI compreso, della destra neofascista […]». Intorno alla seconda metà degli anni ’70, un pezzo del MSI si staccherà per costituire una formazione politica autonoma, Democrazia Nazionale, rispondendo ad una richiesta ed a finanziamenti di Licio Gelli, promotore di quella operazione, (operazione fatta per inserire una destra non più fascista in nuove maggioranze centriste). 

A seguito del fallimento elettorale di quella ipotesi, al fine di mettere in difficoltà il MSI, i promotori della scissione che risultarono interni alla P2  incaricarono il capo del SISMI Santovito, iscritto anch’egli alla P2, di inoltrare informative (15 novembre 1978 e 3 gennaio 1979) all’autorità giudiziaria di Venezia nelle quali si faceva riferimento ad una richiesta di denaro fatta recapitare per lettera da Carlo Cicuttini all’onorevole Almirante al fine di poter effettuare un’operazione chirurgica alle corde vocali che rendesse impossibile ogni eventuale comparazione tra la voce di Cicuttini stesso e quella dell’anonimo telefonista di Peteano. 

Quella voce, che aveva attirato nella trappola mortale i carabinieri, apparteneva infatti ad un esponente di rilievo del MSI, come il Cicuttini. Veniva svolta un’indagine preliminare dalla Procura della Repubblica di Venezia, che sentiva in qualità di testimone l’onorevole Giorgio Almirante mentre l’avvocato Eno Pascoli e sua moglie Liliana venivano interrogati in qualità di indiziati del delitto di favoreggiamento personale. 

La Procura Generale di Venezia avocava le indagini e spediva comunicazione giudiziaria allo stesso Almirante. Seguiva un «balletto» (la definizione è del giudice istruttore di Venezia, la Corte d’assise di Venezia seguirà pedissequamente quell’impianto accusatorio e condannerà all’ergastolo, con sentenza definitiva, per la strage di Peteano e per il dirottamento di Ronchi dei Legionari i neofascisti Vincenzo Vinciguerra e Carlo Cicuttini)  di richieste e di revoche dell’immunità parlamentare, rivolte al Parlamento nazionale ed a quello europeo. Interveniva persino la Corte costituzionale ed il giudice istruttore veneziano riusciva a fissare la data dell’interrogatorio all’onorevole Almirante, raggiunto da mandato di comparizione, per un giorno compreso nel periodo di fermo dell’Assemblea di Strasburgo. Ma il mandato restava senza effetto.

 Nell’affrontare la posizione dell’onorevole Almirante, che verrà infine amnistiato, a differenza dell’avvocato Pascoli, condannato, il giudice faceva rilevare come, all’epoca della strage, risultavano iscritti al MSI tutti gli indagati (entrambi i fratelli Vinciguerra e Cesare Turco) e che «l’imputato Carlo Cicuttini rivestiva, all’epoca della strage di Peteano, la carica di segretario della sezione missina di Manzano, così coniugando una militanza del tutto legale (nell’ambito di partito con rappresentanza parlamentare) con un’altra illegale e sovversiva». 

Tale prassi, in quegli anni di eversione e terrorismo, «fu abbastanza diffusa e particolarmente insidiosa, non solo e non tanto perché consentiva un’ottima mimetizzazione e protezione all’aderente al sodalizio illegale, ma altresì perché costituiva uno strumento ottimale per attività d’informazione e, al limite, di proselitismo. Tale dato storico (prosegue la sentenza-ordinanza), per quanto concerne il Cicuttini, risulta particolarmente vistoso, giacché non trattavasi di generica frequentazione degli ambienti del partito politico, così come, per esempio, per i Vinciguerra ed altri, o, al massimo, d’iscrizione, come Maggi e Zorzi [oggi entrambi coimputati della strage di piazza Fontana ed il primo condannato dalla Corte d’assise di Milano per la strage di via Fatebenefratelli, ndr], ma addirittura di carica di un certo rilievo, seppure in ambito locale, qual era, ed è, certamente, quella di segretario per i poteri, doveri e responsabilità alla stessa connessi. In tale dato di fatto, ad avviso di questo giudice, va ricercata la chiave di lettura della condotta favoreggiatrice ascritta agli imputati Giorgio Almirante ed Eno Pascoli, condotta maturata, com’e emerso nel corso dell’istruttoria, in ambiente prettamente politico e motivata, perciò, politicamente e non sulla base di considerazioni di carattere personale [poiché] non v’è dubbio che la circostanza concernente la militanza legale del predetto e la carica ricoperta, costituivano motivo di preoccupazione, peraltro ovvia, per tema di pregiudizi di carattere politico».

A confermare l’assunto accusatorio intervengono poi le dichiarazioni di Renato Bolzicco, «teste decisamente insospettabile osserva il giudice istruttore sia per la sua collocazione politica (è infatti iscritto al MSI), sia perché […] tutt’altro che disposto, almeno inizialmente, a riferire all’autorità giudiziaria su determinate circostanze concernenti il Cicuttini».

Ps: tutti i virgolettati sono presenti negli atti giudiziari nei vari procedimenti su stragi e terrorismo che per brevità evitiamo di citare rimandando alla lettura della relazione che è depositata in parlamento e accessibile a chi ne fa richiesta.

Sulla strage di Peteano e Giorgio Almirante leggi anche qui

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