Cari genitori, noi figli Lgbtqia+ non siamo mai un dispiacere

Quello che vorremmo ascoltare da una carica istituzionale è un messaggio d’amore e di inclusione. Non il rinfocolare di un’immagine sbagliata verso i giovani Lgbqia+ che sono tra quelli più esposti ai fenomeni di marginalizzazione sociale, odio e bullismo

Cari genitori, noi figli Lgbtqia+ non siamo mai un dispiacere
No all'omofobia
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Gianmarco Capogna Modifica articolo

21 Febbraio 2023 - 14.44


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L’esistenza di noi persone Lgbtqia+, così come la nostra lotta di liberazione, visibilità e rivendicazione di diritti, non è mai priorità per la destra eppure poi alla fine si parla sempre di noi quando si tenta di giustificare l’immobilismo sociale di stampo cis-etero-patriarcale. 

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Per questo non stupiscono le parole di Ignazio La Russa che dichiara il proprio dispiacere in caso avesse un figlio gay. Non stupiscono ma sono comunque inaccettabili in quanto dette dalla seconda carica dello Stato, un ruolo che non è politico ma, dovrebbe essere, istituzionale.

Cari genitori, noi figli Lgbtqia+ non siamo mai un dispiacere, siamo figli e figlie desideros* semplicemente di essere amat* per ciò che siamo, unici e uniche, speciali, esattamente come tutte e tutti gli altri. Volete sapere se siamo felici? Sì, lo siamo. Volete sapere se ci sentiamo sicur*? No, anche a causa di chi continua a descriverci come un errore.

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Quello che vorremmo ascoltare da una carica istituzionale è un messaggio d’amore e di inclusione. Non il rinfocolare di un’immagine sbagliata verso i giovani Lgbqia+ che sono tra quelli più esposti ai fenomeni di marginalizzazione sociale, odio e bullismo omolesbobitransfobico.

Viviamo un bollettino di guerra giornaliero, ieri un’aggressione a Cuneo, prima ancora a Frosinone, proprio tra le mura di quella che dovremmo chiamare casa e famiglia, domani chissà, potrebbe accadere ovunque. Eppure le nostre esistenze a rischio non sono mai priorità, per scelta. Una scelta politica.

Un posizionamento politico, quello della destra italiana, che segue il filone internazionale, esattamente al pari degli “amici” di sempre, Polonia e Ungheria in primis, ma anche di quelli-che-prima-erano-un-pò-più-amici, come Putin che ha recentemente dichiarato: “dobbiamo difendere i nostri figli, i nostri bambini dal degrado dell’Occidente che cercherà di distruggere la nostra società”. Krill, il patriarca ortodosso, è stato anche più esplicito parlando della guerra in Ucraina come una crociata contro la deriva occidentale e quei Paesi che sostengono i diritti Lgbtqia+.

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Tutto torna, il punto non è che non siamo priorità. Il punto è che non parlare di noi e dei nostri diritti, delle nostre famiglie e dei nostri figli, significa provare a cancellarci dalle pagine della storia. Silenziare le nostre voci e la nostra visibilità è il tentativo di ribadire che esiste un “ordine naturale” delle cose dove ciò che è divergente, diverso, va contenuto e contrastato.

Ma noi Esistiamo, e abbiamo smesso di nasconderci. Per questo non chiederemo più permesso, ci prenderemo uno spazio di rappresentanza pretendendo rispetto. 

Lanciando, in primis, un messaggio chiaro ai giovanissimi Lgbtqia+: non siete soli, non siamo soli. E, soprattutto, non pensate mai di essere sbagliat*; siete, siamo, tutt* ugualmente favolosi nella nostra diversità. Lo ripeteremo sempre, affinché lo capisca anche La Russa e chi la pensa come lui.

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Cari genitori, amate i vostri figli. Amateci. 

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