Jannik Sinner campione di umiltà: "Portabandiera a Parigi 2024? C'è chi lo merita di più e che lavora 4 anni per questo"

Portabandiera olimpico, Sinner si tira indietro: "Sento di aver contribuito insieme ad altri a far crescere il nostro tennis, ma ci sono atleti che hanno costruito la carriera sulle Olimpiadi, e lavorano quattro anni per una gara".

Jannik Sinner campione di umiltà: "Portabandiera a Parigi 2024? C'è chi lo merita di più e che lavora 4 anni per questo"
Jannik Sinner
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8 Aprile 2024 - 11.30


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Jannik Sinner in una intervista a La Stampa ha parlato della possibilità di essere il portabandiera della spedizione italiana alle prossime olimpiadi di Parigi. Il campione altoatesino, però, ha dimostrato ancora una volta di essere innanzitutto una persona umile.

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«Secondo me è giusto che lo faccia chi ha già vinto una medaglia d’oro. Per me sarà la prima volta. Sento di aver contribuito insieme ad altri a far crescere il nostro tennis, ma ci sono atleti che hanno costruito la carriera sulle Olimpiadi, e lavorano quattro anni per una gara. Ho letto una intervista a Usain Bolt in cui diceva: io lavoro quattro anni per correre in meno di 10 secondi, e c’è chi vorrebbe risultati dopo due mesi. Per loro è un appuntamento fondamentale. Per noi tennisti anche, ma fra Slam, Masters 1000 e Coppa Davis abbiamo più occasioni. Detto questo, se mi chiedono di farlo, mi farà molto piacere». 

«Quali gare andrò a vedere alle Olimpiadi? Ancora non lo so, vediamo. Sicuramente l’atletica. E mi piace molto l’idea di poter incontrare atleti di tante discipline, di confrontarmi con loro».

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Sinner ha poi parlato della stagione sulla terra rossa che si apre a Montecarlo. «Non è la mia superficie migliore. In passato mi è capitato di faticarci un po’, e la scorsa stagione non è stata fra le migliori. Ma i miei primi quarti in uno Slam li ho raggiunti al Roland Garros, e li ho fatti anche a Roma. Sarà una stagione lunga e complicata, ma credo di poter giocare bene anche sul rosso. Djokovic dice che oggi sono il migliore? All’inizio era impossibile. Se ci riesco ora vuol dire che ho imparato da ciò che ho vissuto. Non è detto che vinca tutte le partite nemmeno ora, ma è vero che la differenza sta proprio lì. Per mesi ho fatto sempre quarti, ottavi, qualche volta semifinale, tutti risultati ottimi, soprattutto nei grandi tornei. Mancava l’ultimo passo, ora è arrivato ed è cambiato tutto».

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