La scoperta: un buco nero potrebbe nascondersi nell'ammasso stellare M4

Scoperta: un buco nero di massa intermedia potrebbe trovarsi nell'ammasso stellare M4, rivoluzionando la nostra comprensione dell'universo.

La scoperta: un buco nero potrebbe nascondersi nell'ammasso stellare M4
Buco nero
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24 Maggio 2023 - 09.28


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Gli scienziati del prestigioso Space Telescope Science Institute (StScI) hanno fatto una scoperta straordinaria che potrebbe cambiare la nostra comprensione dell’universo. Utilizzando i dati del satellite Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e del telescopio spaziale Hubble della NASA ed ESA, il team di ricerca ha esaminato l’ammasso stellare Messier 4 (M4), uno dei più vicini alla Terra e tra i più antichi conosciuti.

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Ecco cosa hanno notato: al centro di M4, nascosto tra le stelle, c’è una massa oscura di dimensioni gigantesche, circa 800 volte la massa del nostro Sole. Questo misterioso oggetto potrebbe essere un buco nero di massa intermedia.

Eduardo Vitral, primo autore dell’articolo e ricercatore presso lo Space Telescope Science Institute, spiega: «Utilizzando gli ultimi dati di Gaia e Hubble, era impossibile distinguere tra una popolazione di resti stellari e una singola sorgente puntiforme più grande. Quindi una delle possibili teorie è che invece di essere tanti piccoli oggetti separati, questa massa scura potrebbe essere un buco nero di medie dimensioni».

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Gli astronomi stanno cercando di risolvere il mistero dei buchi neri di massa intermedia da oltre due decenni. La maggior parte dei buchi neri che conosciamo sono i resti più piccoli di stelle giganti (fino a 100 volte la massa del Sole) o i “nuclei” supermassicci di grandi galassie, con masse che possono arrivare a miliardi di volte quella del Sole. Con un “peso” compreso tra 100 e 1 milione di soli, i buchi neri di massa intermedia sarebbero l’anello di congiunzione tra le due tipologie.

Timo Prusti,project scientist della missione Gaia, sottolinea: «I dati Gaia della Data Release 3 sul moto proprio delle stelle nella Via Lattea sono stati essenziali in questo studio. I dati che verranno pubblicati in futuro e gli studi di follow-up dei telescopi spaziali Hubble e James Webb potrebbero fare ulteriore luce su questo mistero».

Luigi Bedin, ricercatore presso l’Inaf di Padova e co-autore dell’articolo, aggiunge che nel prossimo futuro, «avremo modo di caratterizzare meglio questo eccesso di massa grazie a una analisi di 120 orbite di dati Hubble (GO-12911, PI: Bedin) e soprattutto grazie a nuove osservazioni del James Webb di M4 appena raccolte (lo scorso 9 aprile 2023, sotto il programma GO-1979, con PI: Bedin), dati specificamente disegnati per questo tipo di survey, ma non utilizzati in questo lavoro».

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