Nessuna variante è in grado di bucare i vaccini: protezione attiva anche dopo 6 mesi

Ciò succede per tutti i vaccini disponibili. È quanto emerge da uno studio condotto da ricercatori del La Jolla Institute for Immunology in collaborazione con l'IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova e l'Università di Genova e pubblicato sulla rivista Cell

Nessuna variante è in grado di bucare i vaccini: protezione attiva anche dopo 6 mesi
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14 Febbraio 2022 - 15.24


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Secondo lo studio nessuna variante, compresa Omicron, sarebbe in grado di bucare la protezione offerta dai linfociti T sviluppati dopo la vaccinazione, almeno per sei mesi.

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Ciò succede per tutti i vaccini disponibili. È quanto emerge da uno studio condotto da ricercatori del La Jolla Institute for Immunology in collaborazione con l’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova e l’Università di Genova e pubblicato sulla rivista Cell.

Lo studio ha confermato che le cellule T riconoscono tutte le diverse varianti emerse negli due anni, compresa quella Omicron, e restano capaci di dare una risposta immunitaria efficace ad almeno 6 mesi di distanza dalla vaccinazione. Nel dettaglio, analizzando le cellule T di persone vaccinate con quattro differenti vaccini (Pfizer-BioNTech, Moderna, Johnson & Johnson/Janssen e Novavax), i ricercatori hanno osservato che la reattività delle cellule T a sei mesi è infatti in media dell’87-90% rispetto a quella iniziale post-vaccinale e scende all’84-85% contro Omicron, indipendentemente dal vaccino ricevuto.

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“L’immunità indotta dalle cellule T è perciò duratura e significativa contro tutte le varianti note e non viene ‘bucata’ neppure da Omicron”, spiega Gilberto Filaci, direttore dell’Unità di Bioterapie dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e tra gli autori dello studio. “Visti i risultati dei test a 6 mesi dal vaccino, è molto probabile che le cellule T dei vaccinati diano luogo a una protezione immunitaria di lunga o lunghissima durata nei confronti della malattia grave; la dose booster resta tuttavia molto importante per minimizzare ulteriormente il pur lievissimo calo della risposta delle cellule T osservato dopo sei mesi dalla vaccinazione. È infine plausibile che il vaccino possa ‘frenare’ anche le future varianti”.

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