Quando arriverà quella sola pastiglia con cui riusciremo a curare il Covid a casa?

La corsa delle case farmaceutiche per alleviare i sintomi del virus e accelerare i tempi di recupero

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30 Settembre 2021 - 14.58


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Diverse case farmaceutiche stanno studiando un farmaco antivirale efficace per il trattamento dei sintomi peggiori. Dall’inizio della pandemia, la prova più dura da affrontare è toccata agli ospedali, con terapie intensive al collasso, occupate da pazienti covid, che hanno avuto come conseguenza anche quella di mettere da parte le altre patologie. Una pillola da prendere a casa, in grado di placare anche le espressioni severe del virus, significherebbe allentare il carico sanitario, riducendo le ospedalizzazioni. Ma quanto siamo vicini a un farmaco per la cura domestica del covid? Ha fatto il punto il Financial Times in un articolo, raccontando la corsa degli scienziati per alleviare i sintomi del virus e accelerare i tempi di recupero.

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Una delle sfide affrontate dai ricercatori è che i farmaci antivirali devono essere in grado di tenere il passo con l’evoluzione del virus. “Questo tipo di farmaci antivirali sta prendendo di mira il processo di replicazione del virus stesso”, racconta Nicholas Kartsonis, vicepresidente senior della ricerca clinica sulle malattie infettive presso l’azienda farmaceutica statunitense Merck. La compressa di Merck è chiamata molnupiravir e andrebbe assunta entro cinque giorni dalla comparsa dei sintomi di Covid-19, due volte al giorno per cinque giorni. Ha raggiunto la fase 3 di sperimentazione e l’azienda prevede di avere i dati concreti da presentare entro la fine di quest’anno. Non solo la cura, Merck ha anche avviato sperimentazioni per testare il molnupiravir su persone che non hanno il coronavirus, ma vivono a stretto contatto con qualcuno che lo ha.
Pfizer non si tira indietro neanche nel campo dello sviluppo di un farmaco antivirale. Due le ipotesi allo studio, in fase già avanzata: una compressa che può essere presa a casa e un’infusione endovenosa per i pazienti affetti da malattie più gravi. I farmaci agiscono bloccando l’attività della proteasi Covid, un enzima di cui il virus ha bisogno per replicarsi nell’organismo.
Poi c’è Synairgen, società britannica che sta sviluppando un approccio potenzialmente promettente per il trattamento della malattia: utilizzare una proteina per proteggere i polmoni, poiché uno dei modi principali in cui i virus hanno evaso il sistema immunitario è stato “sopprimere la produzione di interferone beta”, che svolge un ruolo significativo nell’attivazione della risposta immunitaria e nella prevenzione della replicazione del virus. Sempre in Europa, la società farmaceutica svizzera Roche sta lavorando con Atea Pharmaceuticals su un antivirale orale che ritiene abbia un duplice potenziale: curare le persone con Covid-19 e prevenire le malattie nelle persone che sono state esposte al virus.
Questi farmaci permetterebbero di curare efficacemente il covid nei soggetti che non possono sottoporsi al vaccino, ma potrebbero essere utilizzati anche a scopo preventivo all’interno di gruppi definiti (a scuola, ad esempio) dove facilmente potrebbero svilupparsi focolai. Ovviamente, il loro utilizzo non ha l’intento di soppiantare l’uso dei vaccino, né la loro efficacia può essere paragonata a quelle delle somministrazioni. Steve Bates, amministratore delegato della BioIndustry Association del Regno Unito ha affermato che ”è quasi impossibile ottenere un risultato davvero buono statisticamente. E se ottieni un antivirale che funziona al 40%, penso che sarà fantastico”.
Al momento l’infusione di remdesivir, del gruppo statunitense Gilead, somministrato per via endovenosa, è l’unico trattamento antivirale approvato dalla Food and Drug Administration statunitense, nonostante i suoi incerti benefici per i pazienti. Gli scienziati dell’Organizzazione mondiale della sanità affermano che il farmaco non ha “nessun effetto significativo” sulla mortalità o sulla necessità di ricorrere alla ventilazione. Intanto i governi si impegnano per dare un’accelerata al processo. Gli Stati Uniti hanno dichiarato che investiranno 3 miliardi di dollari nello sviluppo di farmaci antivirali. Ad aprile Boris Johnson ha istituito una task force sugli antivirali. Ha promesso “di avere almeno due trattamenti efficaci quest’anno, sotto forma di compresse o capsule” che potrebbero essere assunti a casa a seguito di un test positivo o dell’esposizione a qualcuno con il virus.

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