Andreoni preoccupato: "Siamo dentro la quarta ondata, i vaccini da soli non basterano"
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Andreoni preoccupato: "Siamo dentro la quarta ondata, i vaccini da soli non basterano"

Il primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma: "La mascherina, va tenuta al chiuso, ma anche all'aperto sarebbe meglio. Lo so che non è facile con il caldo ma davvero potrebbe aiutare". 

Massimo Andreoni
Massimo Andreoni
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30 Luglio 2021 - 14.41


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Lui è molto preoccupato e non lo nascinde:  “Quando passi da poche centinaia di casi a diverse migliaia è chiaro che sei di fronte ad una ripresa della pandemia, quindi siamo dentro la quarta ondata conseguenza dell’alta trasmissibilità della variante Delta. Nel contenimento i vaccini ci aiutano ma parzialmente infatti i ricoveri non sono cresciuti come i casi. Ma da soli i vaccini non bastano”.

Lo afferma Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma.

“I vaccini riducono in termini generale la trasmissione del coronavirus – ricorda – ma non la bloccano del tutto, quindi c’è la possibilità che anche i vaccinati si infettino e possano contagiare.

Quest’ultima ipotesi è però in termini percentuali più bassa rispetto a un non vaccinato. Quindi il vaccino da solo non ce la fa se non manteniamo delle misure di contenimento, magari alleggerite”.

L’infettivologo suggerisce alcune soluzioni che potrebbero sembrare un ritorno al passato ma “che proprio in virtù di una variante Delta così aggressiva nel contagio dobbiamo continuare a tenere – puntualizza – penso alla mascherina, va tenuta di sicuro al chiuso, ma a questo punto anche all’aperto sarebbe meglio. Lo so – avverte – che non è facile con il caldo ma davvero potrebbe aiutare”. 

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 Quindi il ritorno in classe a settembre sarà con la mascherina? “Non vedo altre soluzione visto che non avremo vaccinato tutti i ragazzi – rimarca Andreoni – e non mi pare ci sia la possibilità di avere un giusto distanziamento”. Secondo l’infettivologo: “Dovremmo impegnarci di più in un cambio di cultura rispetto alla pandemia, sappiamo come si trasmette e dobbiamo riuscire a cambiare le nostre abitudini. La socialità, ad esempio, è un aspetto su cui dovremmo lavorare di più anche a me dispiace non abbracciare un amico, ma alcuni comportamenti vanno rivisti in attesa che questa pandemia diventi gestibile su tutti i fronti”.

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