Crisanti: "La variante Delta è a un passo dal diventare resistente ai vaccini"

Il sottosegretario alla Salute: "Il fatto che l’Italia sia arrivata in fondo agli Europei ha accelerato con gli assembramenti in piazza, senza mascherina, la diffusione della Variante Delta nel nostro Paese"

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12 Luglio 2021 - 15.39


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“La variante Delta, purtroppo, è a un passo dal diventare resistente ai vaccini e quindi meno si trasmette e meglio è. Per questo, penso che bisognerebbe combinare la campagna vaccinale, vaccinando più persone possibili, e allo stesso tempo rafforzare la nostra capacità di tracciamento, perché diminuire la trasmissione potenzia l’effetto dei vaccini”.
Così ad “Agorà Estate” su Rai Tre, Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova. La variante Delta, in questo momento, ha precisato Crisanti, “in qualche modo non crea problema, perché non porta un gran numero di persone in ospedale e quindi l’allarme sociale diminuisce però fare affidamento o usare solo la metrica dei posti in rianimazione potrebbe esser fuorviante perché il virus evolve e più c’è trasmissione più cambia. Quindi – ha concluso Crisanti – puntare tutto sui vaccini, senza cercare allo stesso tempo di controllare la trasmissione e diminuire la possibilità del virus di mutare, non è l’approccio corretto”.

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Covid, Sileri: entro 10 giorni variante Delta prevalente
Il fatto che l’Italia sia arrivata in fondo agli Europei ha accelerato con gli assembramenti in piazza, senza mascherina, la diffusione della Variante Delta nel nostro Paese: lo ha detto il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri in un’intervista su “La Stampa”.
“Entro dieci giorni questa mutazione del virus diventerà prevalente, superando quella inglese” spiega. “Non c’è bisogno di ripristinare l’obbligo di mascherina all’ aperto, ma vanno rafforzati i controlli in caso di assembramenti», ha aggiunto.
Serve “una costante opera di vigilanza, vanno potenziati i controlli nei luoghi della movida, perché dove non si mantengono le distanze si deve indossare la mascherina”, altrimenti «devono scattare le sanzioni”. Per ora secondo Sileri non serve rivedere le regole: “Sappiamo che l’evoluzione sarà simile a quella che abbiamo visto in Gran Bretagna: entro fine mese i contagi saranno 3 o 4 volte quelli attuali e durante l’estate continueranno a crescere. Ma, dall’altra parte, aumenteranno progressivamente i cittadini vaccinati con doppia dose, a settembre saremo intorno al 70-75% di immunizzati”.
Non si può escludere «che ci sia qualche passo indietro, con cambi di colore di alcune Regioni e istituzione di zone rosse a livello locale. Dovremo, però, fare riferimento al numero di ricoveri, più che a quello dei contagi”. Oltre a spingere sulle vaccinazioni, “bisogna intercettare quanti più positivi possibile, soprattutto quelli asintomatici. In questo senso, resto favorevole alla riapertura delle discoteche, a patto che sia gestita con regole ferree, compreso l’obbligo di tampone per poter entrare”.
Se la percentuale di vaccinati tra i 12 e i 19 anni, si mantenesse bassa, “non potrà essere garantita una ripresa al 100% delle lezioni in presenza, almeno nelle prime settimane. Poi andrà potenziata la campagna diagnostica nelle scuole, con tutti i mezzi disponibili”. Tra i docenti, 215 mila non sono vaccinati, ma Sileri è contrario all’obbligo “perché si tratta del 15% del totale e distribuito solo in alcune Regioni, più di 60 mila solo in Sicilia”. Bisogna “far capire al personale scolastico che deve vaccinarsi innanzitutto per tutelarsi, perché lavoreranno in un contesto a rischio”.
Rispetto ai problemi per il vaccino italiano, Reithera, “credo sia una follia abbandonare l’azienda che ha oltre 100 ricercatori e offre un potenziale unico”.

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