Pollard (AstraZeneca): "Terza dose? Forse ma non per tutti"
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Pollard (AstraZeneca): "Terza dose? Forse ma non per tutti"

Il 'padre' del vaccino di Oxford: "I vaccini ci stanno dando una protezione eccezionale, in Europa e nel Regno Unito. Ancora non sappiamo se l`immunità acquisita svanirà nel tempo, né l`impatto delle varianti".

Andrew Pollard
Andrew Pollard
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23 Maggio 2021 - 10.52


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Persistono ancora dei dubbi su quanto durerà la protezione data dalle due dosi dei vaccini, anche se già eccezionale sembra essere la risposta al Covid in questi mesi.

La possibilità che in futuro potrebbe essere somministrata la terza dose esiste, e lo spiega il professor Andrew Pollard dell’Università di Oxford, uno dei padri del vaccino di Oxford-Astrazeneca, nonché capo della sua sperimentazione.

La terza dose di vaccino, qualora fosse necessaria, non andrà somministrata a tutti.

Sulla necessità di una terza dose lo scienziato spiega:

“Forse no, vedremo. I vaccini ci stanno dando una protezione eccezionale, in Europa e nel Regno Unito. Ancora non sappiamo se l’immunità acquisita svanirà nel tempo, né l’impatto delle varianti”.

In Gran Bretegna spiega, “niente è deciso. Se mai dovesse essere necessaria, bisognerà vedere quali e quante persone vaccinare per la terza volta, magari solo gli anziani a causa della loro immunità più fragile nel tempo. Mentre tutti gli altri magari avranno infezioni leggere, anche per anni dopo la seconda dose. Se invece il virus mutasse così tanto da bucare i vaccini, allora un`ampia fetta di popolazione avrà bisogno di una terza somministrazione. Ma a oggi mi pare uno scenario estremamente improbabile”.

Per Pollard “la battaglia del Covid si vince a livello globale, non con i nazionalismi. Se pensiamo di vaccinare tutta la popolazione nei nostri Paesi, lasciando gli altri al loro destino, avremo solo illusione di aver sconfitto il coronavirus. Perché tornerà da noi”.

In merito ai casi di rare forme di trombosi riportati in alcuni paesi il professore chiarisce: “stiamo ancora studiando questo fenomeno incredibilmente raro. Ma ci sono tante altre cose decisamente più pericolose, come per esempio guidare la macchina in città”.
Inoltre “dalle prime indicazioni che abbiamo” il rischio di trombosi dopo la seconda dose “è ancora più infinitesimale di quello dopo la prima”.

“Dobbiamo rinunciare all’idea di immunità di gregge. Siamo di fronte a un virus che muta, dunque è un concetto bislacco. La vera domanda è: quanta popolazione dobbiamo vaccinare per abbattere il numero ricoverati per Covid?”, conclude Pollard.

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