Pani su Astrazeneca e Johnson&Johnson: "In Italia fatto un danno. Decisioni politiche non scientifiche"

L'ex direttore generale di Aifa senza mezzi termini contro le decisioni prese nel nostro Paese dalle autorità sanitarie: “Temo che la frittata sia già stata fatta"

Luca Pani, ex direttore generale dell'Aifa
Luca Pani, ex direttore generale dell'Aifa
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27 Aprile 2021 - 12.53


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Luca Pani, ex direttore denerale di Aifa espone quello che molti pensano.
Il disastro di comunicazione e le volontà politiche più che tecniche hanno determinato un azzoppamento difficilmente rimarginabile per i due sieri AstraZeneca e J&J.
Non solo, ma quello che è accaduto sul caso AstraZeneca si è ripetuto esattamente con Johnson&Johnson senza aver imparato nulla sulla vicenda precedente.
“Temo che la frittata sia già stata fatta, soprattutto in Italia, un paese noto per la sua esitazione vaccinale, dove le decisioni tecniche si sono ‘adagiate’ su considerazioni politiche e dove mi risulta che molti pazienti ora rifiutino il vaccino AstraZeneca e probabilmente anche quello della J&J”. 
Lo afferma Luca Pani, professore di psichiatria clinica all’università di Miami e già direttore generale di Aifa e nel comitato Chmp dell’agenzia del farmaco europea. Interpellato dall’agenzia Dire, Pani spiega cosa non funziona con la raccomandazione del vaccino Johnson & Johnson solo agli over 60 da parte di Aifa, com’è stato già fatto anche per il vaccino di Oxford, e come questo possa impattare sulla campagna vaccinale.
“Non funziona il fatto che bisogna tenere la barra dritta e andare avanti in modo molto deciso.
L’indicazione sulla scheda tecnica aggiornata da Ema è per individui dai 18 anni di età. Non ci sono controindicazioni per la somministrazione e la campagna vaccinale dovrebbe continuare con tutti e due i vaccini a vettore virale J&J e AstraZeneca (rinominato Vaxzevria) implementando un piano di mitigazione del rischio con monitoraggio dei segni precoci di embolia nella popolazione identificata a rischio. 
Punto e basta – sottolinea pani.
Sappiamo peraltro che questi vaccini sono stati approvati non secondo le procedure classiche ma con autorizzazioni in condizioni emergenziali. 
Temo che tecnicamente e politicamente ci si sia dimenticati che cosa significa emergenza nelle procedure regolatorie. 
Si prendono dei rischi lievemente superiori a quelli di una approvazione classica in cambio di benefici molto chiari e tangibili che, soprattutto nel caso dei vaccini, si riflettono sulla salute della popolazione generale compresa la capacità di produrre reddito e non affondare in una pandemia anche economica e sociale. 
Con oltre 35 milioni di dosi somministrate al mondo di AstraZeneca e circa 7 milioni di quello J&J mi pare che non sia assolutamente giustificato limitarne l’uso secondo le fasce d’età per un rischio remotissimo – afferma l’ex dg di Aifa. 
Quindi, come comportarsi con i vaccini raccomandati solo per gli over 60: “Non c’è nessuna indicazione regolatoria per limitare l’uso in base all’età né da parte di Ema che da parte di Food and Drug Administration, dopo un attenta revisione separata da parte di entrambe queste agenzie”, spiega Pani, che però precisa che la restrizione sull’età decisa da Aifa inciderà invece sulla campagna: “Il danno è fatto, spero si possa riparare con un adeguato numero di altri vaccini perché altrimenti le famose 500mila somministrazioni al giorno, che sono comunque poche per raggiungere un’immunità di gregge minima del 65%, in grado oltretutto di ridurre il rischio delle famose varianti di cui parlavamo da principio, non verranno raggiunte in tempi ragionevoli, ovvero almeno per fine anno”.

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