Il monito di Pregliasco sulle riaperture: "Responsabilità di tutti o sarà quarta ondata"
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Il monito di Pregliasco sulle riaperture: "Responsabilità di tutti o sarà quarta ondata"

Il virologo "Le aperture ci vogliono, la richiesta sociale ed economica le rende necessarie, dobbiamo però essere concreti e sapere che questo significherà pagare un prezzo".

Fabrizio Pregliasco
Fabrizio Pregliasco
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16 Aprile 2021 - 19.35


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La road map delle riaperture tracciata oggi da Mario Draghi in conferenza stampa ha creato un brusìo di opinioni contrastanti tra gli esperti, tra chi è totalmente favorevole, chi ha guardato con scetticismo la decisione che ricordiamo è politica, e chi invece si è scagliato contro.
Con le riaperture “il governo ha preso un rischio ragionato”, ha detto il presidente del consiglio Mario Draghi.
E’ così? Per Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, la responsabilità adesso è di tutti, altrimenti la quarta ondata è dietro l’angolo.
Premessa: “Le aperture ci vogliono, la richiesta sociale ed economica le rende necessarie.
Dobbiamo però essere concreti e sapere che questo significherà pagare un prezzo. Bisogna far capire che ci deve essere la responsabilità di ogni cittadino, di ognuno di noi nei comportamenti, a prescindere dalle cose che si potranno fare.
Abbiamo già visto il ‘liberi tutti’ nelle zone gialle o peggio in quelle bianche, la difficoltà che c’è a non fare tutti insieme le cose che ci è permesso fare.
E abbiamo già visto a cosa porta”.
Quindi l’altra necessità è quella di “andare pere gradi, step successivi, perché il rischio c’è, come si è visto in Giappone, dove si parla già di una quarta ondata.
Giusto farle, ma ci vuole attenzione nelle aperture, come ha detto anche il premier britannico Boris Johnson, resta la necessità di fare attenzione e rispettare le regole. Altrimenti la road map delle riaperture può deviare.
Non si può andare avanti con il lockdown, ma dobbiamo essere consapevoli che siamo in una fase delicata, più riusciamo a tenere bassa la diffusione del virus, più si riuscirà a fare una bella campagna vaccinale e ottenere così un risultato oggettivo in termini di sicurezza. Se il virus circola troppo, diventa anche meno efficace la campagna vaccinale”.
Perché – aggiunge il virologo – “è un rischio ragionato sì, ma che ci farà pagare comunque un prezzo in termini di malati, e quindi anche di ricoveri e di morti.
Bisogna saperlo.
E il prezzo da pagare si riduce se e quanto la campagna vaccinale corre, questo è fondamentale; e se i cittadini mantengono una grande responsabilità”.
Così riapertura significa anche “responsabilità di tutti: la responsabilità delle istituzioni di far correre la campagna vaccinale, tutelando per prime le persone più a rischio, programmando e riprogrammando in maniera efficace le vaccinazioni, anche a fronte dei problemi di fornitura; e la responsabilità di ognuno di noi, quella di tenere comportamenti corretti e responsabili”.
Poi “l’estate ci aiuterà è chiaro, ma non dobbiamo per questo ricadere nel disastroso liberi tutti dello scorso anno. Bisognerà capire che ancora non si torna come prima, prima della pandemia, quando il Sars-Cov- 2 non esisteva.
Il virus c’è, tenderà a diffondersi quanti più contatti ci sono, e con questo bisogna fare i conti e cambiare i comportamenti.
Perché c’è l’evidenza che una quarta ondata è possibile, come sta succedendo in Giappone”.
Ci saranno linee guida e regole tecniche per disciplinare le riaperture delle singole attività ma “abbiamo già visto come è difficile calarle poi nella realtà nelle specifiche, quindi bisogna appellarsi ad un grande buon senso ma anche ai controlli, tanti controlli”.
Restano fermi i punti ormai elementari: mascherine, igiene, distanziamento, preferire le attività all’aperto. 
“Nei bar e ristoranti all’aperto il rischio è molto minore”, conferma Pregliasco, ricordando però che serve ancora mantenere il distanziamento tra i tavoli, no alle vecchie tavolate, camerieri con mascherine e guanti. 
E “attenzione agli assembramenti, prima o dopo, per ogni attività, che sia aspettando il tavolo al bar o al ristorante, o uscendo.
Stessa cosa dopo cinema o spettacoli.
Serve un comportamento che sia un nuovo galateo, da adottare sempre”.
In generale “tutte le attività all’aperto sono meno rischiose (se non di massa) quelle al chiuso non vanno escluse ma serve più attenzione, grandi spazi, distanziamento e mascherine.
Ed è importante la gradualità, aspettare un po’ di più, perché le aperture adesso non significhino chiusure dopo”.
Le palestre dal primo giugno? “Qualche attività individuale si può fare ma con buon senso, anche al chiuso ma con protocolli specifichi.
Per gli sport di gruppo invece è presto, sono più pericolosi anche all’aperto, bisognerà valutare più avanti, in base all’andamento dei contagi”.
Dal primo luglio ok anche alle attività fieristiche, possibile evitando assembramenti? “Ci sono dei protocolli, per esempio quelli messi a punto in Fiera a Milano, che si possono usare, con un’organizzazione e dei modelli diversi, rispetto al passato, che possono essere attuati e permettono di evitare assembramenti”.
Nei grandi spazi all’aperto, come avverrà per lo stadio Olimpico, come potrà avvenire per i concerti, “i limiti alla capienza sono fondamentali, ma anche una grane attenzione alle fasi di entrata, di uscita, di distribuzione delle persone.
Serve un’organizzazione efficace e perfetta.
E il controllo del rispetto dei protocolli”.
Sulla riapertura delle scuole, con la didattica in presenza, il virologo usa poche parole: “E’ un rischio necessario”.
Secondo Pregliasco resta comunque importante anche il sistema a colori, zone divise per fasce di rischio, “è una mediazione necessaria, anche da usare anche su microscala, per tamponare i focolai.
Una chiusura rigida ma più ristretta possibile come ampiezza territoriale”.
E soprattutto qui “stare molto attenti agli spostamenti tra le regioni”, e a questo proposito il virologo di Milano approva l’idea di una green card italiana che valga tra le regione, un pass sul modello europeo, che certifichi vaccinazione, test negativo o guarigione “perché significa comunque avere un argine importante alla diffusione dei contagi”.
Al di là di cosa si farà e si potrà fare incontrare più persone crea un rischio, “perché un contatto è una bassa probabilità di malattia, ma ogni contatto è una probabilità, più sono i contatti e più sono variegati, più il rischio di inciampare nel virus c’è.
E’ chiaro che gli assembramenti sono pericolosi, ma non solo, il rischio c’è in tutti gli incontri che si fanno: non è facile dirlo, perché non è pratico, ma bisognerebbe usare sempre la mascherina, anche quando si va a trovare un amico.
Ci vorrebbe grande responsabilità nelle relazioni e nei comportamenti di tutti i giorni”. Un nuovo modo di vivere, insomma, per convivere con il virus, per tutto il tempo che sarà necessario.

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