La variante brasiliana è più letale tra i giovani? Ecco i risultati di uno studio

Lo studio preliminare tra Verona, Usa e Brasile sulla variante potrebbe essere associata a una maggiore mortalità nelle persone tra i 20 e i 49 anni

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2 Aprile 2021 - 09.59


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Studi embrionali sulla cosiddetta “variante brasiliana” del Covid-19 portano a risultati che potrebbero essere disarmanti.

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La variante potrebbe essere non solo più contagiosa ma anche associata a una maggiore mortalità, in particolare nella fascia giovane di popolazione, dai 20 ai 49 anni.

La scoperta, se confermata da altri studi, andrebbe a sottolineare ancora una volta la necessità di una rapida e capillare campagna di vaccinazione.

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Autori dello studio, ancora preliminare, appena pubblicato sulla rivista MedRxiv, sono Giuseppe Lippi, direttore della sezione di Biochimica clinica nell’ateneo di Verona, Maria Helena Santos de Oliveira e Brandon Michael Henry.

La ricerca è stata realizzata dalla Federal University of Parana, (Curitiba, Brazil), dal Cincinnati Children’s Hospital Medical Center, (Cincinnati, OH, USA) e dall’università di Verona.

Lo studio ha analizzato oltre 500 mila casi di Covid-19 nello Stato del Paraná, nel sud del Brasile, con diagnosi fatta nel febbraio 2021 quando la variante P.1 (cioè la variante detta “brasiliana”) è divenuta quasi endemica e comunque con diffusione superiore al 70%, e nel gennaio 2021, quando la circolazione della variante P.1 era minima o assente.

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Lo studio preliminare, evidenzia che in tutte le fasce di età la variante P.1 sembra associarsi a mortalità maggiore per Covid-19.

L’incremento del tasso di decessi appare particolarmente evidente (fino a 3 volte) in pazienti di età compresa tra i 20 e 29 anni.

Ciò conferma alcune osservazioni preliminari, secondo cui la variante P.1 non solo potrebbe essere più contagiosa, ma anche maggiormente virulenta e patogena.

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“Pur preliminari”, spiega Giuseppe Lippi, “questi risultati sono stati ripresi da molti organi di stampa negli Stati Uniti e Inghilterra, e suggeriscono la necessità di instaurare un sistema di monitoraggio costante della diffusione delle varianti di Sars-CoV-2, aggiungendo enfasi alla necessità di procedere celermente con le vaccinazioni, affinché si possa minimizzare il rischio che ceppi particolarmente virulenti (come P.1 o B.1.351, cioè la variante “Sudafricana”) possano insorgere e diffondersi nella popolazione”.

 

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