Il monito di Garattini: "Fondamentale monitorare le varianti, ma con pochi esami non possiamo riuscirci"
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Il monito di Garattini: "Fondamentale monitorare le varianti, ma con pochi esami non possiamo riuscirci"

Il farmacologo, presidente dell'Irccs Mario Negri. "Dobbiamo fare tanti prelievi, da tante parti d'Italia e fare queste caratterizzazioni",

Garattini
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26 Febbraio 2021 - 13.54


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Le aziende produttrici di vaccini anti-Covid sono al lavoro per affinare strategie contro il pericolo delle varianti di Sars-CoV-2. C’è chi studia la somministrazione di una terza dose, chi sta sviluppando un richiamo ad hoc contro una variante particolare, chi percorrendo entrambe le vie. “Ma al momento queste sono ipotesi di studio. E nel frattempo, noi dobbiamo intensificare le conoscenze delle varianti. Se facciamo pochi esami non possiamo riuscirci. Nel Regno Unito hanno fatto più di 200mila analisi genomiche di virus, noi qualche migliaio. Così non sappiamo, o lo sappiamo in modo troppo approssimativo, cosa circola effettivamente in Italia”. E’ il monito del farmacologo Silvio Garattini, presidente dell’Irccs Mario Negri.
“Dobbiamo fare tanti prelievi, da tante parti d’Italia e fare queste caratterizzazioni”, spiega. “E dobbiamo monitorare se i vaccini che usiamo sono attivi su quel che circola”. Il virus continuando la sua trasmissione all’interno della popolazione “continua a trasformarsi e ad avere mutazioni. Le varianti possono non avere nessun significato, e ce ne sono state molte migliaia così, possono essere meno pericolose o più pericolose. E così la variante inglese sembra essere più contagiosa delle altre che circolavano prima. E la variante sudafricana, come quella brasiliana potrebbe essere non sensibile o meno sensibile all’azione dei vaccini”. 
Quindi “da un lato – spiega Garattini – si sta continuando a controllare se i vaccini disponibili sono ancora efficaci oppure no e questo tipo di analisi è importante. Ha portato per esempio alla luce il fatto che la variante sudafricana è poco sensibile al vaccino AstraZeneca e il Sudafrica ha sospeso l’avvio dell’uso di questo prodotto. Quindi uno dei punti è il monitoraggio e lo studio di soluzioni”.
“Nessuno può sapere – sostiene – in che direzione andremo al momento, se servirà un richiamo o se la vaccinazione potrà avere una cadenza annuale. L’effetto dell’immunizzazione potrebbe durare anche più di un anno o molto meno, oppure tanti anni. Se il virus cambia il vaccino attuale potrebbe non essere più protettivo. Le prospettive – ribadisce – sono tante e diverse. L’altra condizione che ne risulta è chiara e semplice: dobbiamo cercare di vaccinare in massa il più presto possibile”, conclude il farmacologo.

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