Identificata una nuova variazione del virus: la ricerca dell'Università di Milano

Dai laboratori di virologia della Statale di Milano: non solo mutazioni nella proteina Spike, ma anche nel gene codificante per la proteina accessoria Orf-6

Laboratorio di microbiologia
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9 Febbraio 2021 - 11.34


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Una nuova mutazione del virus è stata scoperta grazie a un nuovo studio condotto dai ricercatori dei laboratori di virologia dell’Università Statale di Milano.

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Non solo mutazioni nella proteina Spike, la chiave d’accesso del virus Sars-Cov-2 nella cellula, ma l’identificazione di una nuova mutazione del Sars-CoV-2, presente nel gene codificante per la proteina accessoria Orf-6.

Questa mutazione porta alla produzione della proteina virale Orf-6 troncata mancante di 6 aminoacidi. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Emerging Microbes & Infections (Temi).
Come ampiamente riportato in letteratura, l’analisi della sequenza dei diversi isolati del virus Sars-CoV-2 ha evidenziato la notevole importanza delle mutazioni, che il virus introduce casualmente durante la sua replicazione e che, talvolta, gli conferiscono vantaggi replicativi e di evasione del sistema immunitario.

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Nella maggior parte dei casi, le mutazioni segnalate come determinanti per l’infettività virale si trovano sulla proteina Spike, ossia la parte più esterna del virus che funge da recettore e da target del sistema immunitario.

Nel caso studiato dai ricercatori dell’Università di Milano la significativa alterazione della proteina accessoria Orf-6 non riguarda direttamente le capacità infettanti del virus, ma può essere un fattore in grado di alterare i meccanismi patogenetici della malattia Covid-19.

Dal momento che il ruolo di questa proteina nel corso della replicazione virale è quello di modulare la risposta immunitaria dell’ospite, interferendo con la produzione degli interferoni, la sua modificazione potrebbe avere conseguenze sulla diffusione del virus nell’organismo umano infettato e sull’evoluzione clinica della malattia.

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Questa osservazione sottolinea l’importanza del monitoraggio di tutte le mutazioni che Sars-CoV-2 accumula, anche di quelle che coinvolgono le regioni regolatorie, ad oggi meno studiate, ma che costituiscono più della metà del genoma virale.

I ricercatori ritengono che nell’attuale scenario, che vede notevoli incertezze riguardo alla patogenesi del Covid-19, la variante con Orf-6 troncata rappresenti un utile strumento per gli studi in vitro relativi alla modulazione della risposta immunitaria innata, che potranno evidenziare possibili diversi meccanismi patogenetici e suggerire lo studio di nuove strategie terapeutiche.

 

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