Il virologo Pregliasco: "Le quattro domande sulla variante inglese alle quali dobbiamo rispondere"

Lo studioso dell'università di Milano parla della nuova fase: funzioneranno i vaccini? Funzionerà il tracciamento? I tanti morti dipendono da questa variante?

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21 Dicembre 2020 - 16.38


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Tutto in discussione oppure gli studi anti-Covid e i vaccini saranno in grado di arginare anche la cosiddetta variante inglese?
 I test per la diagnosi di Covid sono ugualmente efficaci anche nell’individuare la nuova variante inglese? La malattia che provoca è la stessa? I farmaci che vengono usati e i vaccini già sviluppati per il coronavirus Sars-CoV-2 combatteranno anche il nuovo mutante? E infine, l’alto numero di contagi che si registra in Italia in questa seconda ondata epidemica potrebbe essere legato alla variante Gb?
Sono le 4 domande alle quali la scienza è chiamata a rispondere secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università Statale di Milano, che auspica “uno studio immediato – spiega – un confronto che ovviamente dovrà essere fatto a livello internazionale per avere casistiche ampie, e con la collaborazione dei colleghi britannici”.

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Almeno su alcuni dei quesiti posti, “le prime risultanze sembrano essere rassicuranti. Dobbiamo guardare all’aspetto positivo – invita infatti l’esperto – Innanzitutto, siamo stati capaci di identificare questa nuova variante e quindi abbiamo la possibilità di monitorarla. Per il momento dunque i tamponi di cui disponiamo sembrano funzionare” anche per scovare il nuovo nemico, “ma servono verifiche mirate”.

Secondo punto, “anche se il mutante appare più contagioso la malattia sembra la stessa”, però anche questo andrà confermato in ogni aspetto.

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Terzo, “i vaccini anti-Covid ottenuti finora dovrebbero funzionare perché quella del mutante Gb è una piccola variante inserita nella proteina Spike” che il virus utilizza per attaccare le cellule bersaglio.

Quarto, “è da verificare” se gli alti numeri di questa ondata siano in qualche modo collegati alla variante inglese: “Può anche essere”, non esclude il virologo.

In questa fase, ammonisce Pregliasco, “diventa ancora più rilevante rafforzare le indicazioni che il Dpcm prevede e rispettare le restrizioni, così da riuscire a contenere la diffusione del virus. Anche perché sappiamo – avverte – che più si diffonde e più si modifica”.

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