Le donne tra i 50 e i 60 anni hanno più possibilità di sviluppare la sindrome “Long Covid”
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Le donne tra i 50 e i 60 anni hanno più possibilità di sviluppare la sindrome “Long Covid”

Lo rivela una ricerca primaria effettuata dagli scienziati del King’s college di Londra. Al centro dello studio, le conseguenze durature generate dalla diversa risposta immunitaria dei pazienti Covid

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22 Ottobre 2020 - 11.02


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Secondo uno studio del King’s College di Londra riportato dal Guardian, le donne di età compresa tra 50 e 60 anni sarebbero quelle maggiormente a rischio di sviluppare la sindrome post-Covid”.

Ad essere associati a un maggiore rischio di problemi di salute a lungo termine, oltre il dato anagrafico, anche la comparsa di cinque o più sintomi entro la prima settimana di malattia. 

Lo sottolineano la dottoressa Claire Steves e il professor Tim Spector dell’antico ateneo britannico, che hanno analizzato i dati di 4.182 utenti dell’app Covid Symptom Study, usata per registrare inerenti le loro condizioni cliniche durante la malattia. 

In generale è risultato che, rispetto ai pazienti uomini, le donne avevano il doppio delle probabilità di soffrire di sintomi Covid per più di un mese, ma solo fino alla soglia anagrafica dei 60 anni, quando il livello di rischio diventa simile per entrambi i sessi.

All’età avanzata risulta associato un aumento del rischio di sviluppare sindrome “Long Covid”, con circa il 22% dei pazienti di età superiore ai 70 anni che soffriva di sintomi per quattro settimane o più, rispetto al 10% delle persone di età compresa tra i 18 e i 49 anni.

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Le donne nella fascia di età 50-60 anni “avevano una probabilità otto volte maggiore di manifestare sintomi duraturi di Covid-19 rispetto alle donne di età compresa tra 18 e 30 anni”. La più grande differenza tra pazienti uomini e donne è stata osservata tra i soggetti di età compresa tra i 40 e i 50 anni: in quella fascia il rischio delle donne di sviluppare sindrome ‘Long Covid’ era il doppio di quello degli uomini.

″È un modello simile a quello che si riscontra nelle malattie autoimmuni. Anche l’artrite reumatoide, le malattie della tiroide e il lupus sono due o tre volte più comuni nelle donne fino a poco prima della menopausa, poi il tasso di diffusione diventa simile per entrambi i sessi”, ha detto il professor Spector al Guardian. 

L’ipotesi degli scienziati è che le differenze del tasso d’incidenza in base al genere e all’età possano essere dipese dal modo in cui il sistema immunitario risponde al coronavirus.

La ricerca ha anche analizzato come la comparsa di cinque o più sintomi durante la prima settimana di malattia possa essere associata a un rischio maggiore di problemi di salute duraturi. 

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Anche in questo caso al centro di tutto ci sarebbe la risposta immunitaria: “C’è un gruppo di pazienti ‘Long Covid’ che presentano una reazione multi-sistemica, con problemi gastrointestinali, eruzioni cutanee, problemi ai nervi e confusione mentale: tutto il corpo è coinvolto”, ha aggiunto il professor Spector al Guardian. 

Altri fattori che lo studio ha associato ad un aumentato rischio di sviluppare sintomi di Covid-19 duraturi includono il sovrappeso o l’asma.

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