Bassetti: "Non ho mai detto che il virus fosse morto e chi alimenta le paure è un terrorista"

Il direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova: "Affronto a testa alta il linciaggio mediatico a cui gli odiatori seriali, la maggior parte fake, mi hanno sottoposto".

Bassetti e Toti
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17 Ottobre 2020 - 14.37


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Vero che il terrore non aiuta. Il problema, però, è che nei mesi scorsi chiunque si azzardava a chiedere il rispetto delle regole, chiunque dicesse che le discoteche erano a rischio, che sulle spiagge non si rispettavano le regole e che tutti si comportavano come se il virus fosse spartito erano bollati come terroristi o iettatori.

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Crisanti (che la vede in modo abbastanza diverso dal suo collega genovese) ha detto che terroristi sono coloro che hanno detto che il virus fosse finito.

“Il virus si può e deve sconfiggere e la paura può essere solo un ostacolo che io non cavalcherò mai”. Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, componente della task force Covid-19 della Regione Liguria, rivendica così in un lungo post su Facebook il fatto di aver “sempre voluto infondere al prossimo” un messaggio di “speranza e serenità”, e nega di aver “mai detto che il virus sarebbe morto a giugno”.

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Ciò premesso, aggiunge, “chi alimenta le preoccupazioni della gente è un terrorista. Invece mai come in questo momento ci vogliono calma e sangue freddo”.

“C’è una sostanziale differenza tra chi parla e scrive sui social o alcuni giornali, spinto dall’emotività del momento o da strumentalizzazioni politiche, e chi parla e scrive avendo di fronte la realtà dei fatti: si chiama esperienza, ottenuta studiando sui libri e sul campo”, tiene a puntualizzare l’infettivologo.

“Ed è quella che in queste ore mi permette di affrontare a testa alta il linciaggio mediatico a cui gli odiatori seriali, la maggior parte fake, mi hanno sottoposto. Io in questi mesi ho studiato la malattia e vissuto a stretto contatto con lei – sottolinea – Ho lottato al fianco dei miei pazienti per sconfiggerla e la maggior parte delle volte ce l’abbiamo fatta, insieme. E l’abbiamo fatto in corsia, dove spesso a parlare sono solo gli occhi, pieni di paure e di richieste di aiuto che spesso, grazie all’immenso lavoro della mia grande squadra di medici e infermieri, si trasformavano in speranza e poi in serenità”.

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La stessa che Bassetti dice aver voluto trasmettere “giorno dopo giorno. E anche oggi, che tutto sembra tornare nero, lo sostengo con convinzione”.

“Le scelte prese e le mie considerazioni sono solo frutto di dati scientifici e di ore passate in corsia – ripete lo specialista – Dispiace per chi, evidentemente pagato per farlo, punti a screditarmi soffiando sulle legittime paure della gente”.

“Le battaglie non sono tutte uguali – ragiona Bassetti – Il nemico muta, si nasconde, riappare. E così anche le strategie per sconfiggerlo. Ieri ho detto una cosa semplice, strumentalmente equivocata: ritengo che applicare il modello Spezia a tutta Italia sia utile al contenimento del virus, alla gestione ospedaliera e alla stabilità economica del Paese. Servono interventi mirati e misure stringenti in quelle città o in quei quartieri dove vi è maggiore percentuale di contagio. Solo così possiamo mantenere un equilibrio, già precario, per il bene di tutti, circoscrivendo il virus senza condannare a fine certa le nostre attività”.

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“Chi ha interpretato male le mie parole è in malafede”, sostiene l’infettivologo. “Io resto a disposizione della mia Regione e del Governo con cui il dialogo è costante, anche in queste ore di decisioni importanti, in un’ottica di grande collaborazione e con il grande spirito di servizio con cui ogni giorno vado in reparto dai miei pazienti. Non sarà facile, ma ce la faremo – è convinto l’esperto – e finalmente potremo sorridere dietro le nostre mascherine”.

 

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