Lopalco sulla gestione della pandemia: "No alla dittatura del tampone o il sistema andrà in tilt"
Top

Lopalco sulla gestione della pandemia: "No alla dittatura del tampone o il sistema andrà in tilt"

L'epidemiologo dell'università di Pisa, già consulente della Regione Puglia per l'emergenza coronavirus e candidato alle elezioni regionali al fianco del governatore Pd Michele Emiliano.

Pier Luigi Lopalco
Pier Luigi Lopalco
Preroll

globalist Modifica articolo

19 Settembre 2020 - 14.21


ATF

La dittatura del tampone” fatto “per eccesso di prudenza”, utilizzato ‘in massa’ su persone asintomatiche, rischia di mandare “in tilt” il sistema producendo il “pericolo enorme” di una “sanità pubblica difensiva”. E’ il monito di Pier Luigi Lopalco, epidemiologo dell’università di Pisa, già consulente della Regione Puglia per l’emergenza coronavirus e candidato alle elezioni regionali al fianco del governatore Pd Michele Emiliano.

Una riflessione che l’esperto mette oggi nero su bianco in un post su Facebook, avvertendo che – senza trovare un giusto equilibrio fra il bisogno di contenere i contagi da Covid-19 e l’incubo di un blocco del Paese – c’è in agguato “la vecchia e ben nota vittoria di Pirro”.

“Per la prima volta nella storia dell’uomo – osserva Lopalco – una pandemia vede nella conferma diagnostica con ricerca diretta della presenza del virus un cardine del controllo dell’infezione. Questo aspetto, non di poco conto, ha provocato effetti positivi (tanti). ma anche sollevato qualche problema di sanità pubblica. Non dimentichiamo – sottolinea l’epidemiologo – che il famoso tampone altro non è che un esame di conferma di sospetto diagnostico: credo sia Covid-19, o ho il sospetto che una persona sia entrata in contatto stretto di un caso, e quindi eseguo l’esame per confermare il sospetto”. Ma “il ricorso al tampone per – lasciatemelo dire – eccesso di prudenza, in una vasta platea di popolazione asintomatica, produce criticità non secondarie”.

Leggi anche:  Inchiesta mascherine, la Procura chiede 1 anno e 4 mesi di carcere per Domenico Arcuri: le accuse dei Pm

“In molte situazioni la richiesta di tampone per poter accedere a procedure assistenziali diventa un forte collo di bottiglia che rallenta non poco l’attività stessa – ragiona Lopalco – Una precauzione importante, ma se andasse a discapito della operatività assistenziale potrebbe rappresentare un danno. In questo momento critico della riapertura della scuola, poi, la richiesta di tampone per ogni bambino che dovesse avere febbre rischia davvero di mandare il sistema in tilt”.
Per l’esperto “serve dunque, urgentemente, una linea condivisa” lungo due direttrici: “1 – Richiedere il tampone quando davvero esista un sospetto e non al minimo segno di raffreddore; 2 – Liberare il pediatra dall’onere di una certificazione di riammissione a scuola che inevitabilmente attiverà comportamenti difensivi, con richieste inutili di tampone a spron battuto”.

“Il pericolo della sanità pubblica difensiva è enorme – afferma Lopalco – Se non si trova un giusto bilanciamento fra le necessità di contenere e rallentare il contagio e il rischio di bloccare attività nevralgiche del Paese, come educazione e sanità, con procedure macchinose ed esageratamente protettive, non potremo dire di aver battuto il coronavirus. Rischiamo la vecchia e ben nota vittoria di Pirro”.

Native

Articoli correlati