Speranza sul Covid: "Vaccino entro fine anno ma ci sono anche cure innovative"

Il ministro della Salute: "A Siena ad esempio il professor Rappuoli e la sua squadra stanno facendo un lavoro prezioso sugli anticorpi monoclonali"

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18 Settembre 2020 - 09.01


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Speriamo bene: “Come Unione Europea stiamo chiudendo un pacchetto 6+1, quello di AstraZeneca, che coinvolge nella produzione anche l’Italia, è uno dei sei ed è in fase più avanzata. Il contratto prevede, se la sperimentazione andrà bene, che le prime dosi possano arrivare a fine anno”.

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A ribadirlo è il ministro della Salute, Roberto Speranza, sentito da ‘QN’.
“La sicurezza del vachino per noi è un elemento essenziale. Ma presto arriveranno anche cure innovative. A Siena ad esempio il professor Rappuoli e la sua squadra stanno facendo un lavoro prezioso sugli anticorpi monoclonali”, aggiunge Speranza.
La situazione
“I bilanci si faranno alla fine e purtroppo siamo ancora dentro la sfida al virus. lo credo che l’Italia abbia fatto la sua parte. Oggi i nostri numeri sono oggettivamente migliori dei principali paesi europei. La scelta di fondo di mettere la salute prima di tutto è stata corretta”.

Ha proseguito il ministro della Salute, Roberto Speranza. “Giudico fondamentale la sintonia che si è creata tra le difficili scelte del governo per contrastare il Coronavirus e la risposta dei cittadini. Senza questa sintonia non saremmo riusciti a piegare la curva dal verso giusto. Ovviamente non abbiamo la presunzione di pensare che tutte le decisioni prese siano state perfette, ma la grande lezione da imparare da questa crisi è la seguente: mai più tagli alla sanità, a cui purtroppo abbiamo assistito per troppo tempo”.
Sul piano umano cosa le sta insegnando questa esperienza? “Poco più di 12 mesi fa ho giurato sulla Costituzione di difendere la salute di ogni individuo. Quell’articolo 32 è stato la mia guida nei momenti più difficili. Ma sono anche orgoglioso di quello che ha fatto il Paese e dell’unione e della solidarietà che abbiamo dimostrato come comunità”. Quanto al rapporto con le Regioni, “la parola chiave per migliorare la sanità italiana è prossimità. Rendere il Servizio sanitario più vicino alla vita reale e quotidiana delle persone è fondamentale per un paese che fa meno figli e che ha una aspettativa di vita tra le più alte del mondo. Il primo luogo di cura deve diventare la casa, con un nuovo grande investimento sull’assistenza domiciliare. Stato e Regioni devono lavorare insieme per questo obiettivo”, conclude.

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