L'infettivologo Cauda: "Ci si può contagiare due volte di Covid, ma non vuol dire riammalarsi"
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L'infettivologo Cauda: "Ci si può contagiare due volte di Covid, ma non vuol dire riammalarsi"

"Non credo che questo intacchi la validità di un futuro vaccino". Nell'attesa "seguire le regole e attuare la vaccinazione anti-influenzale"

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26 Agosto 2020 - 12.16


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Lunedì scorso un comunicato stampa dell’Università di Hong Kong ha diffuso la notizia che un uomo di 33 anni “ha avuto un secondo caso di infezione, diagnosticato 4 mesi e mezzo dopo il primo episodio” di Covid-19. Lo studio verrà pubblicato sulla rivista Clinical Infectious Diseases e l’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha diffuso conferme né conclusioni. Nell’attesa di conoscere dati e informazioni scientifiche completi, abbiamo chiesto un parere al professor Roberto Cauda, ordinario di Malattie Infettive all’Università Cattolica.
Ecco l’intervista di Federica Mancinelli sull’www.huffingtonpost.it/

Professore, da lunedì la domanda che tutti si fanno è: ci si può contagiare di nuovo con il coronavirus responsabile di Covid-19? E quanto dura, dunque, l’immunità? Al momento il caso di Hong Kong è l’unico a essere documentato. È possibile il caso di reinfezioni con altri coronavirus?

In linea teorica vista anche questa recente, al momento, singola segnalazione è possibile la reinfezione con Sars-CoV-2, tenuto conto anche che in letteratura sono apparsi articoli scientifici che dimostrano un progressivo calo della concentrazione degli anticorpi neutralizzanti Sars-Cov-2 soprattutto nelle persone che hanno sofferto di una malattia lieve rispetto a quelle che hanno avuto forme più gravi. Ritengo tuttavia, sulla base della rarità delle segnalazioni, che questa re-infezione sia assai infrequente per Sars-Cov-2, mentre sappiamo che non è poi così rara per gli altri coronavirus, dal momento che, causando forme cliniche assai modeste, l’immunità  è di breve durata. 

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La notizia che tutti aspettiamo è quella di un vaccino contro la Covid-19: a questo punto, se altri casi di re-infezione venissero confermati, sorge il dubbio sulla durata della protezione e sulla possibilità di raggiungere la sperata immunità di gregge

Al momento non ci sono dati che assicurino circa la durata della protezione e quale sia la percentuale di soggetti protetti per raggiungere l’immunità di gregge. Non conosciamo quale sia il titolo anticorpale protettivo e non sappiamo se entrano in gioco anche altri meccanismi di protezione immunitaria, come l’immunità cellulare. Pur tenendo in debita considerazione questo, ripeto singolo, caso di re-infezione segnalato ad Hong Kong non credo che questo intacchi la validità di un futuro vaccino anti Covid-19. Va infatti segnalato che il caso documenta la re-infezione ma con assenza di malattia il che non è un particolare trascurabile. E’ come se il soggetto che si re-infetta mantenesse una sorta di “protezione” che non impedisce l’infezione, ma non dà luogo alla malattia. Esistono già esempi di vaccini che agiscono in questo modo.   

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In caso di “doppio contagio”, anche una persona precedentemente ammalata e poi guarita dovrebbe dunque vaccinarsi e, comunque, continuare ad applicare come tutti le raccomandate misure di prevenzione: distanziamento sociale, igiene delle mani e degli ambienti, uso delle mascherine.

Per quanto attiene la vaccinazione al momento non essendo disponibile alcun tipo di vaccino non si può esprimere alcun parere circa la necessità o meno di questa. Nella fattispecie del caso di una re-infezione, se si dimostra la presenza del virus nel tampone è prudente mettere in atto tutte le misure di prevenzione al fine di impedire il contagio. 

Alla vigilia della riapertura di scuole e università e del rientro al lavoro, in ufficio e nei luoghi comuni, di milioni di persone sono aumentate attenzione e apprensione: alla luce di tutto, quali sono le indicazioni e le misure da osservare e applicare per i prossimi mesi?

In attesa di una protezione vaccinale che non sarà verosimilmente disponibile nell’immediato, è importante che i singoli, con grande senso di responsabilità, osservino scrupolosamente le misure di prevenzione, cioè: uso della mascherina, distanziamento di sicurezza, lavaggio delle mani, evitare gli assembramenti. Sarà inoltre importante, previo confronto con il proprio medico, attuare la vaccinazione anti-influenzale che, pur non proteggendo da Covid-19, riduce il rischio di una patologia respiratoria che potrebbe essere confusa con quest’ultima creando problemi di diagnosi differenziale e nel contempo portare ad un “ingorgo” delle strutture sanitarie.

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