di Felice Spaccavento*
“Li sedevano e li lasciavano morire come cani. Sono degli assassini”.
Con queste parole Carlo Taormina, uno che è stato parlamentare del centrodestra e addirittura sottosegretario all’Interno in un governo Berlusconi, ha definito i medici e i sanitari che, per mesi, hanno lottato, combattuto e sono anche morti, in prima linea, nella dura battaglia, in trincea, contro questo virus infido e letale.
E così io sarei un assassino.
Un criminale.
Sono giorni che penso e ripenso a queste parole. Che penso e ripenso alle notti insonni, alle preoccupazioni, al dolore e allo strazio che ho visto con gli occhi miei, alle lacrime che ho versato e alla carezze che ho riservato ai miei malati. Erano le carezze di un assassino, quelle?
Queste parole non mi offendono soltanto, mi indignano. E penso che solo in Italia personaggi come questo Taormina possono assurgere a ricoprire importanti incarichi istituzionali. In qualunque altro Paese civile sarebbero sottoposti a un Tso e certe dichiarazioni avrebbero sortito una vera e propria sollevazione popolare.
Ne sono sicuro.
Parola di medico.
Parola di assassino.
*anestesista e rianimatore della Asl di Bari
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