Sileri: "Non sono preoccupato dei 386 casi perché sono ben definiti, ora riaprire ancora"

Il viceministro alla Salute sull'impennata di positività al coronavirus contro 289 del giorno precedente: ""Oltre 100 provengono da Treviso e sono una catena di contagio tracciato"

Pierpaolo Sileri
Pierpaolo Sileri
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31 Luglio 2020 - 09.32


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La situazione non è fuori controllo anche se la riapertuta delle frontiere qualche rischio supplementare lo determina.

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“Non sono preoccupato dei 386 nuovi casi, perché sappiamo perfettamente che oltre 100 provengono da Treviso e sono una catena di contagio ben definito. E non sono d’accordo nel richiudere e fare un passo indietro, o fare una previsione di passo indietro in futuro”.

A dirlo – nel corso della trasmissione Omnibus su ‘la7’ – il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, in merito all’impennata di positività al coronavirus registrate ieri, 386 appunto, contro 289 del giorno precedente.

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“Dobbiamo riaprire, riaprire, anche la scuole – ha detto Sileri – ma in sicurezza. E laddove si verifica un caso, o una catena di contagio, fare un passettino indietro, come una chiusura ‘chirurgica’, con regole più stringenti dove si rischia di uscire dal recinto di protezione. Riaprire sì, ma in sicurezza. Bisogna togliere il freno a mano”, ha ribadito.

“E la sicurezza passa per l’uso della mascherina e il saluto con il gomito. Se Matteo Salvini avesse detto: ‘mascherina, diamoci il gomito e tra qualche mese manderemo tutto questo a quel Paese’, sarebbe stato meglio”, ha concluso Sileri riferendosi al convegno al Senato di qualche giorno fa dove il leader della Lega ha affermato di non voler usare la mascherina e di volere stringere le mani alle persone, incontro di cui si è parlato nella puntata di Omnibus di questa mattina.

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