L'epidemiologo Vespignani: "Il virus torna a crescere in Europa, controllare gli spostamenti"

Il fisico che dirige il Laboratory for the modeling of biological and Socio-technical Systems, alla Northeastern University di Boston: "L'Italia è sulla strada giusta, ma deve continuare a vigilare"

Alessandro Vespignani
Alessandro Vespignani
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26 Luglio 2020 - 14.25


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Non è finita. Parola dello studioso citato da Zangrillo come persona che è troppo allarmista.

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Ma sarà così o è troppo ottimista l’ex (o il) medico personale di Berlusconi?

“L’Italia è sulla strada giusta, ma deve continuare a vigilare. Attenzione, invece, al contesto europeo, in particolare Francia e Spagna. Gli Stati Uniti? Tra i 14 e i 30 mila morti in più entro Ferragosto”.

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E’ quanto dice, in un’intervista al Corriere della Sera, Alessandro Vespignani, 55 anni, fisico informatico, è uno dei massimi esperti di ‘epidemiologia computazionale’, la scienza che studia la dinamica del contagio.
Quanto alla situazione in Italia, Vespignani sottolinea che “i nuovi casi sono a livello endemico, sotto controllo. Il sistema sanitario adesso mi pare in grado di gestire il tracciamento tradizionale dei positivi, isolando gli eventuali focolai. Certo, bisogna restare assolutamente vigili e mantenere le precauzioni adottate. Non credo servano nuove misure”.

Il fisico che dirige il Laboratory for the modeling of biological and Socio-technical Systems, alla Northeastern University di Boston, si dice invece “preoccupato” per il contesto europeo: “dobbiamo mantenere bassa la curva, se vogliamo continuare a gestire bene l’emergenza”. In Francia e in Spagna “c’è una recrudescenza del virus: ennesima dimostrazione che il circolo virtuoso non si mantiene da solo. Dobbiamo essere umili e continuare a lavorare. In particolare mi preoccupa il caso di Barcellona”.
Quale indicazione dobbiamo ricavarne? “Per esempio che occorre ancora prudenza nel controllo degli spostamenti delle persone. Peraltro questo è un discorso che vale sul piano mondiale. In molte aree la situazione è un vero macello. Basti guardare alla casistica del Brasile, oppure alla diffusione del contagio nel sub continente indiano”.

Ed “è un dato di fatto che i giovani siano meno attenti. Conducono uno stile di vita diverso dai più anziani. Ma dobbiamo anche leggere bene i dati. A marzo, durante il picco dell’epidemia, si facevano test soprattutto alla popolazione più avanti con l’età, perché più a rischio. Adesso anche i giovani fanno più tamponi e quindi è normale che tra di loro cresca il numero dei positivi. Dopodiché – conclude Vespignani – la cautela deve valere per tutti”.

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