Il Covid fa saltare le vaccinazioni anti morbillo e varicella per 3 milioni di bambini: ora è caos

Lʼemergenza coronavirus ha bloccato i richiami. In autunno possibile caos negli ambulatori che dovranno sottoporre i pazienti anche alle terapie antinfluenzali

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21 Luglio 2020 - 08.36


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Ora che il coronavirus non è più l’emergenza di qualche mese fa bisogna fare i conti con i suoi effetti collaterali. A partire da 3 milioni di vaccinazioni saltate per colpa del Covid che hanno lasciato scoperti altrettanti bambini rispetto a morbillo e varicella. Un numero enorme di vaccinazioni e richiami che rischia di creare ingorgo nei prossimi mesi, quando le Asl saranno chiamate a somministrare anche i vaccini antinfluenzali per gli adulti. 

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Come riportato dal quotidiano La Stampa, a mettere in guardia dal rischio di generare caos sono gli esperti del Nucleo strategico sulle immunizzazioni. Secondo il presidente del gruppo, Vittorio Demicheli, si potrebbero creare ostacoli “alla somministrazione di vaccini fondamentali, come quelli contro morbillo, varicella e polio a vantaggio di quello antiinfluenzale, sul quale non esistono chiare evidenze scientifiche circa la capacità di impedire la diffusione dell’ influenza tra gli adulti”.

 

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A creare maggiore pressione sulle Asl potrebbero essere anche le dosi di vaccino antinfluenzale (circa 7 milioni) da inoculare ai piccoli da 6 mesi a 6 anni, come raccomandato dalla circolare firmata pochi giorni fa dal ministro della Salute, Roberto Speranza, che estende la gratuità anche alla fascia di età 60-65 anni, oltre la quale già non si pagava. “Questo significherebbe reperire almeno 3 milioni di dosi per i più grandi e circa 7 milioni per i più piccoli, per i quali è necessario anche il richiamo. Quantitativi impossibili da trovare ora sul mercato”, chiarisce il presidente del Nitag.

 

Negli ultimi giorni, l’Oms ha affermato “l’inopportuntà di avviare nuove campagne di vaccinazione in corso di pandemia”. Lo stop è motivato non solo dalla necessità di recuperare vaccini ritenuti più importanti per i bambini, ma anche dal fatto che scaricando sui servizi di prevenzione delle Asl qualcosa come 10 milioni di vaccinazioni in più, gli esperti di “contact-tracing” anti-Covid che ci lavorano finirebbero per non avere più tempo per scovare tutti coloro che sono venuti a contatto con i nuovi positivi.

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Il paradosso, sottolinea ancora Demicheli, è che “fare tutto questo per impedire che in autunno i sintomi dell’ influenza si confondano con quelli del Covid, facendo prendere d’ assalto studi medici e pronto soccorso, rischia di produrre l’ effetto opposto. Perché in quel periodo girano molti altri virus con sintomi simili, come tosse raffreddore e febbre, solo che a quel punto chi è vaccinato contro l’ influenza si convincerebbe ancor più di aver contratto il Covid, generando ancor più confusione di quella che si voleva evitare”.

 

Al possibile sui vaccini si aggiunge poi il dubbio sul mantenere o no l’obbligatorietà per tutti quelli introdotti dalla legge Lorenzin: in base allo stesso provvedimento, infatti, a fine mese dovrebbe decidersi, sulla base delle coperture vaccinali, se tornare o meno al “liberi tutti”. Ma, come denunciano gli esperti del Nitag, l’anagrafe vaccinale nazionale non è ancora funzionante e i dati sulle coperture sono fermi a un anno fa. In tutto questo, sul più temuto morbillo si è ancora al di sotto della soglia di sicurezza, che è quella del 95% di vaccinati. Per questo motivo, gli esperti del Nucleo strategico sulle immunizzazioni, giudicano la campagna antinfluenzale “non prioritaria”.  

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