Gli studiosi: "L'Europa deve coordinare le misure altrimenti non si eviterà una seconda ondata"

L'avvertimento che arriva da uno studio dell'università di Southampton, nel Regno Unito, pubblicato su 'Science'.

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18 Luglio 2020 - 16.31


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Nessun terrorismo ma guai a sottovalutare. Serve una risposta unica: per evitare una seconda ondata di Covid-19, “i Paesi europei devono coordinare la revoca delle misure di restrizione” adottate nel tentativo di ridurre la diffusione dei contagi: è l’avvertimento che arriva da uno studio dell’università di Southampton, nel Regno Unito, pubblicato su ‘Science’.

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Il monito viene lanciato sulla base dei risultati del progetto di mappatura di popolazione ‘WorldPop’ dell’ateneo Uk, secondo cui “qualsiasi rinfocolarsi dell’epidemia” di coronavirus Sars-CoV-2 “sarebbe anticipato di un periodo fino a 5 settimane se nazioni ben collegate fra loro stoppassero prematuramente, senza coordinarsi, gli interventi non farmaceutici (Npi)” messi in atto per limitare le infezioni, “come il distanziamento sociale e l’autoisolamento”. Parola d’ordine: “Sincronizzarsi”.
“Il nostro studio – spiega l’autore principale, Nick Ruktanonchai – indica che i tempi di ogni eventuale seconda ondata” di Covid-19 “in Europa dipendono dalle azioni di Paesi popolosi, ben collegati tra loro e che mantengono forti misure di contenimento. L’allentamento non coordinato degli Npi può portare a epidemie secondarie molto prima, mentre il coordinamento può tradursi in probabilità molto più alte di eliminare tutti i casi locali”. Del resto, ricorda il direttore di WorldPop, Andy Tatem, “le organizzazioni intergovernative come l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) hanno sottolineato l’importanza della solidarietà internazionale per condividere risorse e competenze nel contrasto a Covid-19. I nostri risultati lo evidenziano, e suggeriscono che il coordinamento tra i Paesi nel rimuovere le misure di lockdown è fondamentale. Un Paese che revoca gli Npi prima degli altri, potrebbe accelerare una recrudescenza dell’epidemia”. 
 ricercatori hanno utilizzato dati ricavati da cellulari Vodafone, resi anonimi, e un dataset di dati Google sulla mobilità allo scopo di ricavare informazioni sulle tendenze di spostamento della popolazione. Hanno poi combinato quanto raccolto con i numeri, pubblicamente disponibili, sulle infezioni da Covid-19. Attraverso un modello sofisticato gli studiosi hanno quindi delineato differenti scenari, ciascuno dei quali stimava l’impatto di diverse combinazioni nell’allentamento delle restrizioni in 35 Paesi europei. Obiettivo: esaminare come quadri diversi impattassero sulla propagazione di Sars-CoV-2 in Europa in un periodo di 6 mesi, a partire dall’aprile scorso.
Gli autori hanno così concluso che, se i Paesi coordinassero gli sforzi, potrebbe migliorare notevolmente la probabilità di porre fine alla trasmissione comunitaria di Covid-19 in tutto il continente. In particolare, hanno osservato che la sincronizzazione dei tempi di chiusura tra i Paesi dimezzerebbe i periodi di lockdown necessari per fermare i contagi in Europa. Effettuando 1.200 simulazioni, gli scienziati hanno visto che, “se i Paesi sincronizzano l’implementazione e l’allentamento degli Npi, nell’arco dei 6 mesi considerati lo stop dei contagi è sempre il risultato più probabile”. Un traguardo raggiungendo il quale, riflettono gli studiosi, ci si potrebbe concentrare meglio su test, tracciamento e isolamento dei casi provenienti da altre aree del mondo.
 Lo studio indica anche che alcuni Paesi europei, più di altri, hanno un potenziale maggiore di generare una nuova ondata di Covid-19. Secondo l’analisi sarebbero Francia, Germania, Italia, Polonia e Regno Unito le nazioni più a rischio di innescare recrudescenze di epidemia. Non tutte con le stesse modalità, però: la Germania, per esempio, avrebbe più probabilità di accendere focolai nei Paesi vicini, mentre la diffusione del virus dalla Francia peserebbe negativamente sui principali centri di tutta Europa. Elementi che, secondo i ricercatori, suggeriscono come gli interventi più efficaci potrebbero variare da Paese a Paese: paletti sui viaggi aerei sarebbero più utili per la Francia, mentre agire su spostamenti più brevi funzionerebbe meglio in Germania.
Gli autori ritengono che l’approccio usato in questa ricerca potrebbe essere sfruttato anche al di fuori dell’Europa, nell’ottica di una futura pianificazione di lockdown e riaperture su scala globale.

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