L'immunologo Crisanti: "Ecco la cosa più importante da fare contro il Coronavirus"
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L'immunologo Crisanti: "Ecco la cosa più importante da fare contro il Coronavirus"

Il direttore del Laboratorio di Microbiologia dell'Università di Padova: "Attenzione ai casi di ritorno: quello che è successo al volo da Dacca, con 36 positivi su 276 è più che un campanello d’allarme

Il virologo Andrea Crisanti
Il virologo Andrea Crisanti
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7 Luglio 2020 - 20.24


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Troppi messaggi sbagliati, a cominciare da quello secondo il quale l’epidemia è finita e possiamo fare quello che vogliamo.
Il ministro della Salute ha sospeso i voli dal Bangladesh: i tamponi (disposti dalla Regione Lazio) fatti a Fiumicino tra chi arrivava da Dacca hanno scoperto un numero tale di casi positivi al coronavirus da far scattare la misura. “Il problema maggiore adesso – proprio come già successo in Cina ad esempio – è proprio questo: i casi di ritorno”. 
L’avvertimento arriva da Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Microbiologia dell’Università di Padova. “La cosa più importante adesso – spiega – è stare attenti ai casi di ritorno: quello che è successo al volo internazionale da Dacca, con 36 positivi (numero ancora provvisorio) su 276 è più che un campanello d’allarme”. E tanto per sapere se stiamo facendo le cose giuste “sarebbe interessante sapere quante di queste persone risultate positive al tampone erano risultate positive anche al rilevamento della temperatura. Per capire quante di queste persone sarebbero state intercettate solo con la misurazione della temperatura. E` un’occasione per capire quali sono le misure che funzionano, le procedure migliori da adottare”.
Il problema dei casi di ritorno comunque non riguarda solo il Bangladesh: “Siamo in una pandemia, non è finita”.

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Chi arriva da extra Ue ed extra Schengen deve osservare la quarantena (oltre a comunicare la sua provenienza) e le compagnie aeree sono tenute a comunicare gli scali intermedi ma il sistema secondo Crisanti “deve esser più stringente”. Da un lato “chiudere i voli non basta, con i voli intermedi si può aggirare”, dall’altro “i controlli dovrebbero essere fatti ad ogni punto di frontiera. Che sia marittima, aerea o terrestre, chi passa dovrebbe poter essere poi tracciato. Con un sistema semplice come un codice, un pnr nel biglietto”.
Crisanti non ha dubbi: “I casi di ritorno, sono la cosa più importante ed urgente su cui si deve lavorare. Il rischio più grande”. E “visto che quella del coronavirus è una pandemia, difficile parlare di aree a rischio, di certo parlano da soli i numeri degli Stati Uniti, del Sud America, di molte regioni dell`Asia, dell`Est-Europa. Dobbiamo controllare tutti gli arrivi, anche chi viaggia all`estero e ritorna, fare tamponi negli aeroporti, isolare per la quarantena in alberghi ad hoc. Tracciare tutti, magari usando anche il numero di telefono”.
Chi viaggia mordi e fuggi per lavoro non potrà più farlo? E la libertà di viaggiare, addio? La risposta di Crisanti è semplice: “Pensare di poter far tutto come prima, come se non fosse successo nulla non è possibile. Il virus si trasmette con le persone e se le persone viaggiano possono portare il virus, quindi chi viaggia deve sapere che all’epoca del coronavirus ci si deve sottoporre a tampone e serve il tempo necessario per consentire i controlli. Possiamo discutere su quali siano le misure migliori da prendere, ma dobbiamo prenderle, dobbiamo porre l’attenzione ai casi di ritorno e studiare le migliori misure per impedirli, misure pratiche ma anche efficaci, mettere a punto la capacità logistica e mettere a sistema i controlli. L’obiettivo è uno: fare più controlli. Senza controlli, vista la percentuale di positivi importati che si stanno registrando – il caso del volo da Dacca docet – si rischia molto: si rischia la seconda ondata più dai casi di importazione, se non sono gestiti, se non sono tracciati e si disperdono, che dai focolai interni. Chi arriva se non tracciato si disperde sul territorio, serve un sistema di tracciamento forte fin dall`ingresso”. In conclusione, per Crisanti sapere che chi arriva in Italia non è positivo al coronavirus è essenziale come avere il passaporto.

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