Crisanti: "Rilassamento sul virus? Colpa di alcuni politici che hanno dato il cattivo esempio..."
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Crisanti: "Rilassamento sul virus? Colpa di alcuni politici che hanno dato il cattivo esempio..."

Il direttore di microbiologia dell'Università di Padova critica chi sta sottovalutando i rischi della pandemia: "La verità è che il virus circola ancora ed esiste un certo livello di rischio"

Andrea Crisanti
Andrea Crisanti
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26 Giugno 2020 - 08.25


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Ormai parlare di coronavirus non è più di ‘moda’ e tanti si infastidiscono perché vorrebbero che tutto fosse finito.
Ma è così? I focolai erano attesi e il rischio di dover chiudere di nuovo, almeno certe zone, c’è.
A sottolinearlo è Andrea Crisanti, che dirige la microbiologia dell’Università di Padova ed è l’uomo che ha spinto il Veneto ad usare in modo massiccio i tamponi. “E’ ciò che avevamo previsto. Ci aspettavamo di avere a che fare, passata l’ondata principale della pandemia, con questi focolai. Del resto il virus non se ne è andato. Oggi (ieri, ndr) ci sono stati quasi 300 casi. Qualcuno la malattia la trasmette”.

Anche gli asintomatici? “Sicuramente sì, anche loro. Sennò non avremmo ancora tutti questi casi. Poi se ci sono persone che si ammalano e hanno i sintomi, trasmettono ancora di più. Non capisco proprio come certi colleghi abbiano potuto fare affermazioni fuorvianti e non coerenti con le stesse direttive del ministero alla Sanità sul tema degli asintomatici. Si sono presi una grave responsabilità”.
Nel mondo cosa sta accadendo? “La malattia circola, in un giorno ci sono stati 180 mila casi. Chi non ha fatto il lockdown ha problemi. Basta vedere la Svezia. Oppure il Brasile, dove sta succedendo un disastro non paragonabile alla situazione italiana. Lì il problema è che troppe persone non hanno il medico. Paradossalmente è una situazione simile agli Usa, dove 50 milioni di cittadini non vanno dal dottore”.

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E ancora: “Il problema con questa malattia è che si diffonde molto rapidamente. La chiusura deve essere tempestiva. La Germania, che ha avuto i problemi nei mattatoi, nel giro di tre giorni ha bloccato due distretti”. L’Italia non è stata rapidissima a chiudere. “Forse potevamo farlo prima, ma abbiamo agito bene sul lockdown. Per questo ora siamo in una situazione migliore di molti Paesi». Da noi si rischia di dover prendere decisioni come quelle dei tedeschi? «Nessuno può dirlo ma ovviamente è nelle probabilità che succedano cose di questo genere”.
Adesso sono fondamentali le Asl, che devono trovare i casi e isolarli. “Non stanno andando male. Ad esempio a Roma si è lavorato bene sul focolaio al San Raffaele. Vediamo cosa succede a Bologna, mentre Mondragone mi preoccupa di più. A parte queste situazioni, la gran parte dei casi sono intercettati presto e si fanno i tamponi. È confortante”.
Nel Paese sembra essere diminuita la paura del virus. “Si vede un po’ di rilassamento. Per forza – dice Crisanti – gli italiani hanno avuto messaggi contraddittori dai politici, che non hanno dato il buon esempio. Prima si dice che siamo in pericolo, poi che bisogna sbrigarsi a riaprire Ci sono ancora asintomatici. Le Asl stanno lavorando bene, ma non ne siamo usciti tutto perché l’economia è la cosa più importante. Qui in Veneto un giorno si chiede di far ripartire le discoteche e quello dopo si invita a stare attenti. La gente ha bisogno di verità”. E qual è? “Che il virus circola ancora ed esiste un certo livello di rischio, come i casi di questi giorni stanno a dimostrare”, conclude l’esperto.

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