La ricerca conferma: "I debolmente positivi non infettano"

Lo dimostra uno studio coordinato dal Policlinico San Matteo di Pavia, e presentato oggi durante un incontro in Regione Lombardia

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22 Giugno 2020 - 19.57


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Il virologo Fausto Baldanti ha ricapitolato i risultati di uno studio coordinato dal Policlinico San Matteo di Pavia, e presentato oggi durante un incontro in Regione Lombardia: “In base a una ricerca eseguita su 280 soggetti guariti da coronavirus Sars-Cov-2 è stato riscontrato che questi pazienti avevano ‘cariche’ virali basse. E il segnale di sopravvivenza del virus è meno del 3 per cento (corrispondente a 8 soggetti)”.
Il responsabile della Virologia molecolare dell’Irccs ha evidenziato l’importanza di considerare un valore: il cosiddetto Cycle threshold (Ct, ‘ciclo-soglia’): “Più ha un numero grande, meno Rna, cioè acido ribonucleico, c’è”. Quindi la conclusione del lavoro è che “in generale i debolmente positivi non infettano”, hanno spiegato gli esperti secondo cui la ricerca può avere “importanti implicazioni” per le strategie di sanità pubblica. 
Il professore ha spiegato che l’indagine è stata effettuata in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna, l’ospedale civile di Piacenza, l’ospedale universitario ‘Le Scotte’ di Siena e il Policlinico di Milano. “Adesso siamo in una fase – ha aggiunto Baldanti – in cui molte persone hanno superato l’infezione, sanno di essere state positive e hanno scoperto di essere state colpite da Covid attraverso test sierologici”.
“La domanda che possiamo farci è: se siamo clinicamente guariti e la sintomatologia è scomparsa – ha detto ancora Baldanti – che significato ha la positività del tampone? La risposta – ha proseguito – è che molti soggetti hanno una bassa carica di Rna virale. Le indagini molecolari sono costruite in modo da identificare una porzione del genoma (cioè del codice genetico del virus): se si identifica questa porzione, non è detto che il genoma sia integro ossia infettante, oppure frazionato”.

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