Lo studio del San Raffaele: "Adesso il Covid-19 si replica molto più lentamente"

Sono i dati osservati in 200 pazienti elaborati da Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia: da marzo a oggi la carica virale è di 10 volte inferiore

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1 Giugno 2020 - 16.35


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Uno studio che ora è al centro dell’attenzione dopo le dichiarazioni di Zangrillo che sono state una deflagrazione in un domenica di primavera e che hanno provocato una serie di reazioni a catena.
Il virus SarsCov2 si replica molto meno rapidamente e la carica virale a maggio è 10 volte inferiore che a marzo: sono i dati osservati in 200 pazienti del San Raffaele di Milano, da marzo a maggio, in uno studio coordinato da Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia, e in via di pubblicazione sulla rivista Clinical chemistry and laboratory medicine. 
E’ lo studio citato da Alberto Zangrillo che ha scatenato polemiche.
Il virus SarsCov2 si replica molto meno rapidamente ora rispetto a un paio di mesi fa e la carica virale a maggio è 10 volte inferiore che a marzo: sono i dati osservati in 200 pazienti ricoverati all’ospedale San Raffaele di Milano, da marzo a maggio, in uno studio coordinato da Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia, e in via di pubblicazione sulla rivista Clinical chemistry and laboratory medicine. E’ lo studio citato da Alberto Zangrillo che ha scatenato numerose polemiche.
 L’indagine “è partita dall’osservazione fatta dai medici di Terapia intensiva e dei reparti Covid sulla minore gravità della malattia e minor ricorso al ricovero in terapia intensiva”. Dopo aver escluso che il virus avesse subito mutazioni genetiche significative, i ricercatori, con una tecnica di analisi molecolare, hanno studiato la velocità di replicazione del Covid-19. Il confronto è stato fatto analizzando le quantità di virus presenti nei tamponi di 100 malati Covid, ricoverati nella prima metà di marzo, e 100 nella seconda metà di maggio. 
 Altri virus si sono comportati così – “E’ così emersa una differenza macroscopica tra i pazienti di maggio e marzo – prosegue Massimo Clementi-. tutti quelli di maggio avevano infatti una carica virale e una velocità di replicazione 10 volte inferiore a quella dei malati di marzo”. Si tratta di un “aspetto già osservato in altri virus – prosegue Clementi – come quello dell’Hiv, dell’epatite B o C: tanto maggiore era la loro replicazione, tanto più rapida era la progressione della malattia”, continua Clementi. 
 Se ciò possa spiegare la differenza clinica osservata in questi mesi, “non lo so dire, ma è un dato significativo e che si è osservato anche per altri virus – conlcude Clementi -. Ora lo studio continuerà su altri pazienti e verrà allargato anche a pazienti americani, con la collaborazione di Guido Silvestri della Emory university di Atlanta”.

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