Il virologo: "Covid-19 non è mutato in meglio ed è pronto a tornare a colpire"
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Il virologo: "Covid-19 non è mutato in meglio ed è pronto a tornare a colpire"

Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive: "La guerra la stiamo vincendo, ma invito tutti alla prudenza per non vanificare tutto"

Massimo Andreoni, virologo del Policlinico Tor Vergata di Roma
Massimo Andreoni, virologo del Policlinico Tor Vergata di Roma
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1 Aprile 2020 - 08.58


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Finita? Non proprio. La situazione è complessa .
Lo ha spiegato Massimo Andreoni, virologo del Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive, che è stato ospite del programma ‘L’imprenditore e gli altri’ condotto da Stefano Bandecchi, fondatore dell’Università Niccolò Cusano e presidente della Società delle scienze umane, su Radio Cusano Tv Italia (canale 264 dtt). Sui numeri dell’epidemia.
“E’ sempre difficile prevedere il futuro, però i dati ci indicano che stiamo facendo la cosa giusta, mettendo in difficoltà il virus. La sensazione è che stiamo finalmente raggiungendo il famoso picco, che sta a indicare che inizierà la discesa, un periodo in cui ci saranno sempre meno infezioni, meno morti e più persone che guariscono. Dobbiamo continuare a soffrire ancora un po’, ma stiamo soffrendo per ottenere un grande successo. I dati ci dicono che il Covid non sta cambiando, non si sta modificando in bene, quello che stiamo ottenendo è grazie a noi, non grazie a lui. Anzi, lui è pronto a colpire ancora altre persone e finché avrà persone da colpire continuerà a girare tra di noi. Siamo noi che lo stiamo fermando. I virus hanno bisogno di persone da poter infettare, per passare da una persona all’altra, questo è l’unico modo che hanno per vivere.

Se noi interrompiamo troppo presto quello che stiamo facendo rischiamo di vanificare tutto. Stiamo vincendo la partita, ma non possiamo metterci in difesa, dobbiamo continuare a giocare all’attacco, altrimenti rischiamo di pareggiare e poi di perdere. La guerra la stiamo vincendo, ma invito tutti alla prudenza, vanificare tutto il lavoro fatto per riprendere una vita normale 3-4 giorni prima sarebbe un grande errore. In epidemiologia si ragiona spesso in modo logaritmico. Se c’è una persona infetta che continua a girare rischia di infettarne due, e quelle due rischiano di contagiarne 4.

Dobbiamo avere un meccanismo talmente attento e pronto a catturare immediatamente i singoli infetti per isolarli immediatamente. Non è necessario arrivare allo zero, ma a un punto in cui il sistema sia controllabile. Se arriviamo a un sistema ben controllato, come ha fatto la Cina, potremmo iniziare a riaprire un pochino le porte di casa, a ritornare a vivere con più tranquillitàh, ma facendo sempre grande attenzione”.

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