Il ruxolitinib contro il Coronavirus sembra funzionare: si allarga la sperimentazione
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Il ruxolitinib contro il Coronavirus sembra funzionare: si allarga la sperimentazione

Sono otto i pazienti, con difficoltà respiratorie ma non ancora in ventilazione assistita, ad aver ottenuto un significativo miglioramento del proprio quadro clinico, evitando così di essere intubati.

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1 Aprile 2020 - 09.28


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Non la soluzione del problema ma un grosso aiuto: due compresse al giorno, per quindici giorni, e la terapia intensiva sembra scongiurata. A mettere a segno un punto importante nella quotidiana battaglia contro il coronavirus è un farmaco, il ruxolitinib, che da qualche settimana viene impiegato con ottimi risultati nell’ospedale di Livorno e che presto sarà sperimentato anche in altre parti della Toscana, da Massa a Firenze.
Sono già otto i pazienti, affetti da difficoltà respiratorie ma non ancora in ventilazione assistita, ad aver ottenuto un significativo miglioramento del proprio quadro clinico, evitando così di essere intubati.

L’intuizione si deve all’equipe di Enrico Capochiani, direttore di ematologia dell’Asl Toscana Nord Ovest che, insieme all’infettivologo Spartaco Sani e dopo il confronto con l’Università di Pisa e il Cnr, ha pensato di somministrare ad alcuni malati di coronavirus il medicinale che l’azienda produttrice (la Novartis) ha fornito col consenso dell’Aifa in modalità off label.
“I pazienti sui quali abbiamo avviato il trattamento hanno tra i 28 e i 72 anni – spiega Capochiani – Tutti presentavano la polmonite da covid-19 e, sebbene non avessero ancora bisogno della respirazione polmonare assistita, le loro condizioni facevano comunque intravedere un ricorso imminente alla terapia intensiva e all’intubazione”.
Il farmaco, invece, ha bloccato il processo: “Già dopo tre giorni dalla somministrazione abbiamo cominciato a vedere i primi risultati – aggiunge l’ematologo intervistato dalla “Repubblica” – Il trattamento sta funzionando e i pazienti si sentono meglio. Chi aveva bisogno di ossigeno ora è in grado di respirare in completa autonomia, chi aveva la febbre alta l’ha vista scendere vertiginosamente, chi aveva qualche linea non ce l’ha più”.
Il ruxolitinib, solitamente utilizzato per trattare malattie piuttosto rare, come patologie mieloproliferative croniche o di tipo tumoralenuovo impiego, si è subito mostrato adatto al nuovo impiego: “Questo farmaco, prima di esercitare un’azione di controllo, ha una forte azione antinfiammatoria e ci è sembrato un ottimo candidato – specifica Capochiani – Il fatto che ne bastino pochi dosaggi fa ben sperare anche sul fatto che possa essere messo a disposizione di tutti coloro che potrebbero averne bisogno”.
Da caso pilota a vera e propria sperimentazione ufficiale che la Regione Toscana avvierà in condivisione con Aifa: “Otto casi di successo cominciano a essere una percentuale significativa – afferma il medico – In momenti normali i numeri andrebbero moltiplicati per dieci, ma purtroppo siamo in emergenza. Il tempo è prezioso e dobbiamo bilanciare la necessità di restituire analisi rigorose con la necessità di trovare soluzioni tempestive”. Accanto a Massa, Viareggio e agli ospedali di Firenze e Pistoia che fanno capo alla Asl Toscana Centro, si è mostrata interessata all’impiego del farmaco anche la Regione Marche, particolarmente colpita dal Covid-19: “Questa malattia non la vinceremo con un unico strumento terapeutico – avverte Capochiani – In attesa del vaccino è quindi importante combatterla sia con farmaci antivirali, sia con farmaci come questo che possano impedirne l’evoluzione critica”.

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