La proposta estrema: infettare 100 persone di Covid-19 per accelerare le ricerche sul vaccino
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La proposta estrema: infettare 100 persone di Covid-19 per accelerare le ricerche sul vaccino

Nir Eyal, direttore del Center for Population-Level Bioethics della Rutgers University: "Lo studio potrebbe essere condotto in modo sicuro ed etico"

Nir Eyal, direttore del Center for Population-Level Bioethics della Rutgers University
Nir Eyal, direttore del Center for Population-Level Bioethics della Rutgers University
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30 Marzo 2020 - 15.23


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Si può fare? Infettare un centinaio di persone sane con il nuovo coronavirus per accelerare i test sui vaccini. Molti scienziati vedono il vaccino come l’unica soluzione alla pandemia. Ma uno dei maggiori ostacoli è proprio dimostrare efficacia e sicurezza dei candidati: occorrono ampi studi di fase III, in cui migliaia di persone ricevono vaccino o placebo e i ricercatori monitorano chi viene infettato nel corso della vita quotidiana. Un’opzione più rapida sarebbe quella di condurre uno studio su un piccolo gruppo di volontari, infettati ad hoc. Lo sostengono gli scienziati in un provocatorio documento appena diffuso. Ciò implicherebbe esporre qualcosa come 100 giovani sani al virus e vedere se i vaccinati non contraggono l’infezione.
A descrivere la sua proposta choc su ‘Nature’ è Nir Eyal, direttore del Center for Population-Level Bioethics della Rutgers University a New Brunswick, nel New Jersey. Secondo l’esperto lo studio potrebbe essere condotto in modo sicuro ed etico. Questo tipo di trial “potrebbe accelerare notevolmente i tempi di approvazione e di potenziale utilizzo del vaccino – spiega – Quello che richiede più tempo nei test dei vaccini è proprio il trial di efficacia di fase III. Viene fatto su moltissime persone: alcune ricevono il vaccino e altre il placebo e i ricercatori cercano le differenze tra questi due gruppi nei tassi di infezione. Tuttavia ci vorrà molto tempo prima che emergano risultati. Se invece si espongono tutti i partecipanti allo studio al patogeno, non solo serviranno molti meno volontari ma, cosa ancora più importante, occorrerà periodo molto più breve per ottenere risultati”.

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