Il virologo: "Sotto le Marche l'epidemia colpisce meno? Ipotizziamo il fattore caldo"
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Il virologo: "Sotto le Marche l'epidemia colpisce meno? Ipotizziamo il fattore caldo"

Guido Silvestri, direttore del dipartimento di Patologia e Medicina di laboratorio della Emory University (Atlanta): "Siamo tormentati da brutte notizie e scemenze complottiste ma siamo ottimisti"

Guido Silvestri, direttore del dipartimento di Patologia della Emory University
Guido Silvestri, direttore del dipartimento di Patologia della Emory University
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28 Marzo 2020 - 11.17


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Tante voci preoccupate, ma qualche segnale positivo c’è: “Siamo ottimisti. Dove gli ospedali tengono la malattia è gestibile e la letalità non supera l’1-2%”.
A spiegarlo è Guido Silvestri, direttore del dipartimento di Patologia e Medicina di laboratorio della Emory University (Atlanta).
“Anche se siamo tormentati da brutte notizie e scemenze complottiste, centinaia di laboratori e ospedali del mondo stanno scatenando contro Covid-19 l’inferno benefico della scienza”, aggiunge Silvestri.
Dovremmo essere più ottimisti? “Sì, non siamo di fronte alla peste del ‘300. Oggi scienza e virologia ci mettono a disposizione grandi tecnologie – risponde il virologo – Abbiamo farmaci, anticorpi e vaccini allo studio. E poi molte zone del mondo tengono, come il Sud Italia. Con le misure adottate già da tempo, spero che Roma e Napoli non vivano l’ondata della Lombardia”.

Perché alcune zone tengono? “Un fattore può essere il caldo. Spiegherebbe perché sotto Marche e Toscana l’epidemia sembra colpire meno – osserva Silvestri – Basta guardare una cartina della Terra per notare che a sud c’è meno virus, pensiamo al Sud-est asiatico. L’autunno sarà la controprova”.
Ma le curve italiane stentano a scendere. “Non possiamo deprimerci per cifre rappresentative solo in parte. Da un giorno all’altro variano i tamponi, come può essere disomogeneo il calcolo delle vittime – ricorda Silvestri – Misure prese oggi fanno effetto tra due settimane, in termini di morti. Vedendo solo le cose negative finiremo preda di bufale e complottismi, invece l’epidemia va affrontata con razionalità”.
Infine, secondo il virologo per spiegare l’alto numero di decessi in Lombardia: “Il virus è entrato presto e si è diffuso parecchio, prima che lo scoprissimo. Poi c’è la popolazione anziana, nonni e nipoti con contatti frequenti. Il sovraccarico ospedaliero ha inciso. Ipotizziamo appunto il ruolo del freddo – conclude – Milano e Roma sono rimaste collegate per settimane, quando il virus circolava sottotraccia, eppure i contagi sono differenti”.

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