Incredibile scoperta di un team di ricercatori italiani dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Cnr in collaborazione con la clinica neurologica della’Università Magna Graecia di Catanzaro: hanno svelato che cosa si cela dietro il deja-vu. Si tratta di un comune fenomeno psichico presente in circa l’80% della popolazione normale, che consiste nell’erronea sensazione di aver già visto un’immagine o vissuto un avvenimento o una situazione.
I ricercatori italiani hanno trovato una spiegazione plausibile a questo fenomeno confrontando per la prima volta al mondo il cervello delle persone più colpite da deja-vu, mettendo a confronto sia pazienti neurologici affetti da epilessia sia soggetti sani. Lo studio ha svelato che sia i soggetti malati, sia le persone sane interessate da deja-vu, presentano anomalie a livello morfologico, che coinvolgono però aree cerebrali diverse. I pazienti affetti da epilessia evidenziano anomalie localizzate nella corteccia visiva e nell’ippocampo, cioè nelle aree cerebrali deputate al riconoscimento visivo e alla memorizzazione a lungo termine. Quindi per gli epilettici la sensazione di deja vu è un sintomo organico di una memoria reale, anche se falsa.
Diversamente, i soggetti sani che vivono questa esperienza “presentano piccole variazioni anatomiche in un’area cerebrale (corteccia insulare) che ha il compito di convogliare tutte le informazioni sensoriali all’interno del sistema limbico/emotivo”, ha spiegato Antonio Cerasa del Cnr.
“Tale modifica parrebbe dimostrare che nel soggetto sano l’esperienza del deja vu è in realtà – ha aggiunto – un fenomeno di alterata sensorialità dello stimolo percepito, più che un ricordo alterato: noi pensiamo di aver già visto quel posto, ma in realtà è la sensazione che abbiamo provato nel vederlo che ci richiama uno stimolo mnestico precedentemente associato”
