Se l'acqua è acida, i coralli sono a rischio

Lo studio condotto da ricercatori dell'Università di Bologna, nell'ambito del progetto europeo CoralWarm, finanziato dall'European Research Council.

Se l'acqua è acida, i coralli sono a rischio
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13 Luglio 2014 - 11.59


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Coralli e molluschi del Mediterraneo a rischi, a causa dell’anidride carbonica
che rende acide le acque marine. Questi i dati di uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Bologna, nell’ambito del progetto europeo CoralWarm, finanziato dall’European Research Council, e pubblicato sulla rivista Nature Climate Change.

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L’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera per cause dipendenti dall’uomo è un fenomeno ben conosciuto, lo è meno che questo gas viene disciolto anche negli oceani, causando un incremento del livello di acidità delle acque marine. Lo studio condotto dall’ateneo bolognese ha avuto come scenario l’area circostante un cratere vulcanico sottomarino al largo dell’isola di Panarea, nelle Eolie, dal quale fuoriescono emissioni continue di anidride carbonica (CO2), rendono la zona un laboratorio scientifico naturale in cui è possibile verificare come sopravvive e si sviluppa la vita marina in acque particolarmente acide. Il gradiente di acidità rispecchia i valori previsti per gli oceani nel 2100.

«Lo scopo della ricerca è valutare come alcune specie chiave del Mediterraneo reagiscano all’aumento dell’acidità previsto per il prossimo futuro, studiando le loro strutture carbonatiche (lo scheletro dei coralli, le conchiglie dei molluschi o le strutture prodotte da alcune alghe) e la loro abbondanza lungo questo gradiente naturale di acidità», spiegano i ricercatori.

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«Le specie modello della ricerca sono state il corallo Balanophyllia europaea, il mollusco Vermetus triqueter, due alghe brune, Padina pavonica e Lobophora variegata, e l’alga verde Acetabularia acetabulum». La ricerca ha evidenziato come, all’aumentare dell’acidità, le caratteristiche mineralogiche dello scheletro del corallo e della conchiglia del mollusco rimangono quasi invariate, quindi incapaci di adattarsi alle mutate condizioni ambientali, mentre quelle delle alghe diminuiscono la concentrazione del carbonato di calcio (che si dissolve), a favore di minerali più resistenti all’acidità. Avvicinandosi al cratere, nel punto più acido, si trovano solo le alghe.

«Ciò suggerisce che in un mare acidificato come quello previsto nei prossimi decenni», concludono i ricercatori, «organismi animali più complessi come coralli, molluschi e altri calcificanti potrebbero diminuire la loro presenza a favore di organismi vegetali semplici come le alghe, con conseguenze importanti sull’intero ecosistema marino».

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