Soldi agli uomini di Regione, Comune, Acea e partiti: la rete di Parnasi
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Soldi agli uomini di Regione, Comune, Acea e partiti: la rete di Parnasi

Pagava l'imprenditore arrestato per lo stadio giallorosso: 100mila di qua, 25mila di là. Pagava anche la politica come 'investimento' per avere aiuti e corsie preferenziali. Salvini: una brava persona

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13 Giugno 2018 - 13.17


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Una rete di corruzione trasversale, che tocca sia Campidoglio che Regione Lazio, e ‘tripartisan’ coinvolgendo esponenti locali di spicco del Pd, M5S e Forza Italia: secondo l’accusa il metodo corruttivo veniva considerato dalla società di Parnasi un “asset di impresa” e si sostanziava in soldi, consulenze e fatture per operazioni inesistenti. Parnasi aveva promesso a Luca Lanzalone (presidente Acea) consulenze per il suo studio legale pari a circa 100 mila euro e aveva garantito il suo aiuto nella ricerca di una casa e di uno studio a Roma. All’ex assessore regionale del Pd, Michele Civita, in cambio dell’asservimento della sua funzione, il gruppo Parnasi aveva promesso l’assunzione del figlio in una delle società o l’As Roma o la holding Parnasi. Per l’attuale vicepresidente della Consiglio Regionale, Adriano Palozzi, Parnasi avrebbe erogato fatture per operazioni inesistenti pari a 25 mila euro. L’attuale capogruppo M5S, Paolo Ferrara, avrebbe ottenuto da Parnasi un progetto per il restyling del lungomare di Ostia. Infine a Davide Bordoni, capogruppo di Forza Italia in Assemblea Capitolina, sarebbe stata promessa una somma in contanti non quantificata. Mentre al funzionario comunale Daniele Leoni sarebbero andati 1.500 euro a beneficio di una fondazione. Luca Lanzalone, attuale presidente di Acea, tra il gennaio e il febbraio del 2017 si occupò del dossier Stadio nelle vesti di consulente per gli M5S e portò avanti una mediazione con la Eurnova, la società dell’imprenditore Luca Parnasi che acquistò i terreni dell’ippodromo di Tor di Valle, destinati ad ospitare lo Stadio, dalla società Sais della famiglia Papalia. La mediazione di Lanzalone portò ad una modifica del primo progetto con una riduzione delle cubature, di alcune opere di servizio e la cancellazione delle due torri. Michele Civita, da sempre vicino a Nicola Zingaretti, invece seguì la vicenda stadio in veste di assessore all’urbanistica.

Parnasi ha il pallino della politica. E sulla politica investe. “Io spenderò qualche soldo sulle elezioni… che poi con Gianluca vedremo come vanno girati ufficialmente con i partiti politici eccetera… anche questo è importante perché in questo momento noi ci giochiamo una fetta di credibilità per il futuro ed è un investimento che io devo fare…”. Cosi l’imprenditore in una conversazione con altri arrestati contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare di quasi 300 pagine firmata dal gip Maria Paola Tomasello. Parnasi avrebbe poi aggiunto che si trattava di un “investimento” “molto moderato rispetto a quanto facevo in passato quando ho speso cifre che manco te racconto però la sostanza che la mia forza è quella che alzo il telefono…”. In pratica un  modus operandi corruttivo. 

La politica dunque, tanto che Parnasi conosce  molto bene Matteo Salvini, ad esempio. Il ministro appena appreso dell’arresto si è affrettato a commentare: “Chi stava lavorando allo stadio della Roma ed è stato arrestato lo conosco personalmente come una persona perbene e spero possa dimostrare la sua innocenza – afferma -. C’è complicazione nel settore pubblico: il codice degli appalti, la legge contro il caporalato, il proliferare di leggi, codici e burocrazia aiuta chi vuole fregare prossimo. Un Paese più semplice è anche meno corrotto”. Tornando all’ordinanza si apprende che  Parnasi e gli uomini del suo gruppo puntavano ad esportare il sistema corruttivo a Milano.  Lo staff dell’imprenditore puntò a corrompere l’assessore all’urbanistica di Milano, Pierfrancesco Maran, proponendogli l’acquisto di una casa. Un tentativo caduto nel vuoto perché Maran respinse la “proposta in modo sdegnato”. In una intercettazione gli uomini del gruppo Parnasi dicono: “Siamo andati a parlare con l’assessore Maran, gli abbiamo proposto un appartamento ma lui ha risposto di no dicendo che lui ‘non voleva prendere per il c… chi lo ha votato’. Abbiamo fatto una brutta figura, sembravamo i romani dei film quando vanno a Milano” .

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