Licenziata dalla Roma per un video hot condiviso a sua insaputa, la vicenda in Parlamento: "Ingiustizia colossale"

Il caso della dipendente dell’As Roma, licenziata dopo la diffusione a sua insaputa di un video intimo con il suo fidanzato nelle chat di calciatori e dirigenti di Trigoria, è sbarcata in Parlamento.

Licenziata dalla Roma per un video hot condiviso a sua insaputa, la vicenda in Parlamento: "Ingiustizia colossale"
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15 Marzo 2024 - 11.53


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Il caso della dipendente dell’As Roma, licenziata dopo la diffusione a sua insaputa di un video intimo con il suo fidanzato nelle chat di calciatori e dirigenti di Trigoria, è sbarcata in Parlamento. Tanti gli esponenti politici che si sono scagliati contro la decisione della società giallorossa.

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Il responsabile Sport e deputato del Partito democratico, Mauro Berruto. 

«I chiarimenti chiesti alla As Roma non sono arrivati, per cui questa mattina ho depositato un’interrogazione parlamentare alla ministra Calderone e al ministro Abodi perché, se la ricostruzione giornalistica del video sottratto e diffuso dal cellulare di una dipendente, che ha causato paradossalmente il licenziamento della vittima e nessuna conseguenza per l’autore di quel gesto, fosse confermata, questo non sarebbe `uno scandalo a luci rosse´, ma una vera e propria violenza».

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La senatrice del Pd Valeria Valente.

«Un giocatore della primavera della As Roma avrebbe diffuso un video intimo di una dipendente dello staff, spedendolo al proprio cellulare dal telefono della ragazza, che lui le aveva chiesto in prestito per effettuare una chiamata. Il video pare sia circolato a Trigoria, tra il personale e i calciatori. Ovviamente senza alcun consenso da parte di lei. A seguito di quanto accaduto, la società avrebbe deciso di licenziare la donna per `incompatibilità ambientale´. Se fosse vero quanto riportato da alcuni giornali, si tratterebbe di una vicenda gravissima. Licenziare la vittima di un reato. Perché? Perché su di lei graverebbe l’incompatibilità lavorativa. E lui? Non risulterebbero interventi nei suoi confronti da parte della As Roma, stando sempre alla lettura della cronaca. Una decisione sconcertante per la quale Differenza Donna e Assist Ass. Naz. Atlete hanno chiesto l’intervento immediato del CONI e della Federazione Gioco Calcio».

«Se questi fatti fossero confermati – prosegue Valente – saremmo ancora una volta di fronte a una donna che paga il prezzo di essere donna. Un prezzo alto come la perdita del lavoro. Il paradosso di una cultura sessista che infetta ogni ambiente, che vittimizza due volte le donne, e autorizza al contempo gli uomini a comportamenti abusanti. E poi ci chiediamo perché sia così difficile denunciare per noi una violenza subita?».

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Eleonora Mattia, consigliera regionale del Pd e ambasciatrice di Telefono Rosa 

“Fin quando sarà una donna, bersaglio di presunti abusi e violenze, ad essere colpevolizzata e punita ‘a prescindere’, nessun’altra di noi potrà sentirsi al sicuro perché significherà che vivremo ancora in una società fondata sulla cultura della violenza di genere e del patriarcato”.

“Aziende di primo piano come l’As Roma, tra l’altro del mondo dello sport, settore strategico per educare e comunicare con giovani generazioni ed opinione pubblica, dovrebbero dare il buon esempio. L’As Roma chiarisca e il Coni, la Federazione Gioco Calcio e le Autorità competenti intervengano per verificare quanto accaduto e condannino i possibili responsabili”, conclude Mattia.

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Elisabetta Piccolotti dell’Alleanza Verdi Sinistra.

«Che il mondo del calcio sia un ambiente maschilista e misogino non è una novità, ma quanto avvenuto all’AS Roma, se confermato, sarebbe di una gravità inaudita anche dal punto di vista della tutela delle lavoratrici. Pare infatti che un video intimo di una dipendente della società circolasse nelle chat di dirigenti e calciatori senza che la diretta interessata ne fosse al corrente. Pare anche che quel video sia stato stato sottratto illegalmente da un giovane giocatore. Basterebbe questo per chiedere un’inchiesta che appuri fatti e responsabilità. Eppure c’è di peggio, perché non solo i responsabili non hanno subito conseguenze, non solo pare che dirigenti e tecnici fossero al corrente di tutto, ma appresi i fatti la società avrebbe licenziato la dipendente per `incompatibilità ambientale´».

«Se tutto fosse vero – prosegue la parlamentare rossoverde della commissione cultura di Montecitorio – saremmo di fronte ad un’ingiustizia colossale figlia del più becero maschilismo: questa donna sarebbe vittima due volte, prima perché umiliata e violata nella sua intimità da decine di uomini e poi perché punita, con un licenziamento in tronco dopo 10 anni di contratto, al loro posto. Presenteremo quindi un’interrogazione alla Ministra del Lavoro Calderone, alla Ministra delle Pari Opportunità Roccella e al Ministro dello Sport Abodi perché si faccia chiarezza su questa vicenda. Se tutto dovessero essere confermato, sarà bene che qualcuno spieghi con sanzioni e provvedimenti all’As Roma che non siamo più nel Medioevo, che il mondo è cambiato e che le donne – conclude Piccolotti – non accettano più di essere trattate come tappetini da piedi».

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La senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato, Licia Ronzulli. 

«Approvare una legge sul bullismo, il cyberbullismo e il revenge porn serve davvero a poco quando manca la cultura e il rispetto della donna da parte di chi avrebbe l’obbligo, non solo morale, di assicurarli e di diffonderli. Se confermato, il licenziamento in tronco `per incompatibilità ambientale´ di una dipendente dell’As Roma, vittima della diffusione a sua insaputa di un video hard che le sarebbe stato sottratto da un calciatore della primavera, sarebbe gravissimo. E sarebbe ancora più inaccettabile e immorale se la società, che dovrebbe svolgere il delicato compito di insegnare ai giovani non solo i valori dello sport ma anche quelli del vivere civile, invece di punire e cacciare i responsabili, avesse licenziato e umiliato chi la violenza l’ha subita. Questo episodio dimostra che la strada da fare è ancora lunga e difficile».

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