Ucraina, Guerini (Pd): "Il sostegno a Kiev è un punto fermo, è ipocrita manifestare per loro e negargli la difesa..."

Guerini (Pd): «Il sostegno all'Ucraina è un punto fermo per il Pd. E' il sostegno a chi lotta per la libertà contro chi, alle porte dell' Europa, usa illegittimamente la forza per aggredire un popolo».  

Ucraina, Guerini (Pd): "Il sostegno a Kiev è un punto fermo, è ipocrita manifestare per loro e negargli la difesa..."
Lorenzo Guerini
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7 Febbraio 2024 - 09.38


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Lorenzo Guerini, esponente del Pd e presidente del Copasir, in un’intervista al Corriere della Sera è tornato a parlare della situazione della guerra in Ucraina.

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«Il sostegno all’Ucraina è un punto fermo per il Pd. E’ il sostegno a chi lotta per la libertà contro chi, alle porte dell’ Europa, usa illegittimamente la forza per aggredire un popolo, la sua sovranità, il suo diritto di scegliersi il futuro guardando all’Europa e all’Occidente».  

«Ciò che trovo ambiguo è manifestare un pò ipocritamente la `solidarietà´ verso gli ucraini e negare loro il diritto di difendersi», aggiunge.

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Sulle possibili alleanze nel campo del centrosinistra: «Se usciamo dalla polemica spicciola e dall’ansia da prestazione elettorale, io penso sia possibile. Lo abbiamo fatto sul salario minimo. Dobbiamo farlo presentando una proposta alternativa alla riforma costituzionale del centrodestra che indebolisce fortemente la centralità del Parlamento e lo subordina al premier».

«Pd e Azione sono d’accordo, ci potrebbe arrivare Italia Viva quando si renderà conto che non ci sono spazi per cambiare il testo della maggioranza. Non so cosa pensino i 5Stelle ma, francamente, non capirei se fossero contrari. Sarebbero passi importanti sulla strada dell’unità delle opposizioni, tuttavia non sufficienti perché, prima o poi, un chiarimento politico lo dovremo fare».

«Oggi come ieri siamo interessati a lavorare ad un’alleanza permeata dai valori del centrosinistra e che parli agli italiani di un’alternativa credibile. Di governo. Con punti chiari: dalla tavola dei valori alla collocazione internazionale del Paese. Non a una formula evanescente di un evocato progressismo che non è in grado di scegliere tra Biden e Trump…». 

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