Expo 2030, Conte (M5s): "Italia umiliata ma Giorgia Meloni sembra indifferente"

Giuseppe Conte (M5s): «Dai 200 miliardi del Pnrr all'umiliazione dell’Expo. Lo avete notato anche voi? L'Italia incassa un'umiliazione sulla candidatura Expo e Giorgia Meloni fischietta indifferente».

Expo 2030, Conte (M5s): "Italia umiliata ma Giorgia Meloni sembra indifferente"
Il leader M5s Giuseppe Conte
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30 Novembre 2023 - 15.50


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Giuseppe Conte, in un lungo post su Facebook ha criticato l’atteggiamento di Giorgia Meloni in merito alla mancata assegnazione a Roma dell’Expo 2030. 

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«Dai 200 miliardi del Pnrr all’umiliazione dell’Expo. Lo avete notato anche voi? L’Italia incassa un’umiliazione sulla candidatura Expo e Giorgia Meloni fischietta indifferente, come se questa débâcle non la riguardasse. Nel 2020 l’Italia ottenne oltre 200 miliardi in Europa e il Governo che si guadagnò quella vittoria, da me guidato, divenne il nemico pubblico numero uno, in particolare per un certo modo di fare politica e per buona parte della stampa. Il raffronto tra questi due casi, pure molto diversi tra loro, chiarisce un aspetto: il dibattito pubblico è ormai inquinato dalla facoltà di propagandare che ha preso il sopravvento sul `diritto all’informazione».

«Partiamo dal Pnrr. Dopo il braccio di ferro con Bruxelles – e grazie ai sacrifici dei cittadini durante la pandemia – il mio Governo rientrò in Italia con i 209 miliardi. All’inizio nessuno ci credeva, ma quando riuscimmo a raggiungere questo risultato scoprimmo subito che il `patriottismo´ in Italia è spesso inteso come un mero slogan elettorale. Non si contano i sommovimenti di bile che spinsero a sabotare quel piano di ripresa. Fratelli d’Italia si astenne più volte nel corso delle votazioni all’Europarlamento; esponenti della Lega iniziarono a screditare quel successo, fino a parlare di una `frittata fatta´; Renzi, il più spregiudicato, iniziò ad attaccare il Governo con i pretesti più disparati, sino a farlo cadere. Anche dopo sono continuate le ricostruzioni più strampalate, tutte però accomunate dal voler riconoscere il merito di quei finanziamenti a tutti, fuorché al mio Governo: Berlusconi si intestò il risultato dai banchi dell’opposizione; molti lo intestarono a Draghi, che nel 2020 non era neanche a Palazzo Chigi; Renzi disse che era merito di un algoritmo olandese; per altri fu merito esclusivo di Angela Merkel».

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«Veniamo alla sconfitta della candidatura di Roma all’Expo 2030. L’insuccesso poteva starci, l’umiliazione no. Il verdetto di Parigi non lascia margini di interpretazione: Riad 119 voti, Roma solo 17. Siamo giunti ultimi, scavalcati anche dalla coreana Busan. Per coprire questo disastro è iniziato subito un teatrino di giustificazioni assurde. Abbiamo perso perché Virginia Raggi disse `no´ alle Olimpiadi, sostiene qualcuno – omettendo però di precisare quale collegamento ci sia mai tra eventi così diversi. Abbiamo perso perché non possiamo competere con i mezzi finanziari di Riad. È una competizione tra città, quindi ha perso il sindaco Gualtieri. Insomma, è stato un florilegio di scuse per nascondere l’inadeguatezza del Governo Meloni in questo disastro». 

«Eppure Giorgia Meloni aveva dichiarato che l’Expo 2030 a Roma era – testuale – una `priorità nazionale´. Lo diceva dopo un incontro con i vertici del Bureau International des Expositions. Non si è però fatta vedere a Parigi e ancora oggi, a distanza di giorni da una votazione che ci ha umiliati, continua a fischiettare indifferente. Per inciso, un sano patriottismo l’ha dimostrato, al contrario, il presidente coreano Yoon Suk Yeol, il quale non solo si è piantato a Parigi per perorare la causa, ma di fronte al verdetto finale che ha visto il suo Paese arrivare secondo ha dichiarato: `Offro le mie sincere scuse per aver deluso la nostra gente. È tutta colpa mia´».

«Pnrr ed Expo. Il dibattito in Italia ha seguito due pesi e due misure. È un copione che si ripete. Mai riconoscere meriti al M5S. Piuttosto tentare in tutti i modi di attribuirgli colpe, anche se imputabili ad altri. Ma questo doppiopesismo non ci induce al vittimismo. Questo lo lasciamo a Giorgia Meloni. Al contrario, la reiterata ostilità nei nostri confronti non fa altro che rafforzare la convinzione che siamo sulla `strada giusta´: una forza di cambiamento, non addomesticabile, responsabilmente contraria alle incrostazioni di un sistema di potere economico, finanziario, editoriale che nel corso del tempo si è reso imperituro, avulso da qualsiasi processo democratico. Non facciamo piagnistei. Andiamo dritti per la nostra strada. Ma la verità va raccontata».

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