Bettini (Pd) sulla guerra in Ucraina: "Ora è arrivato il momento di cercare la pace"

Ucraina, Bettini (Pd): «La telefonata `tarocca´ a Giorgia Meloni ha svelato quello che molti leader europei non possono dire apertamente: che qualche soluzione va trovata, con realismo e il prima possibile». 

Bettini (Pd) sulla guerra in Ucraina: "Ora è arrivato il momento di cercare la pace"
Goffredo Bettini
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17 Novembre 2023 - 11.06


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Goffredo Bettini, dirigente del Pd dalle origini, in un intervento pubblicato su L’Espresso ha parlato dell’attuale situazione internazionale, con i fuochi accesi in Ucraina e Sulla Striscia di Gaza che raccontano di un equilibrio mondiale estremamente precario.

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«La guerra tra Russia e Ucraina continua a produrre morti, devastazione e dolore. Eppure, sul campo di battaglia pare esserci uno stallo. Tuttavia, si può fare strada uno spiraglio di saggezza, di razionalità, di umanità e di speranza. Insomma, può tornare, seppur ancora flebile, la parola pace. È solo un auspicio. Una pace giusta, fondata su un compromesso accettabile, è tutta da costruire. Ma un fatto appare certo: i contendenti, in forme diverse, avvertono una stanchezza». 

«La telefonata `tarocca´ a Giorgia Meloni ha svelato quello che molti leader europei non possono dire apertamente: che qualche soluzione va trovata, con realismo e il prima possibile. La Russia, d’altra parte, avverte ai suoi massimi livelli di comando l’esigenza di dialogare, innanzitutto con gli americani. Si registrano in questo senso dichiarazioni di personalità importanti, che certamente non avrebbero parlato se non avessero avvertito un cambiamento generale del sentimento diffuso tra i russi. Il presidente della Bielorussia, Lukashenko, il ministro della Difesa russo, Shoigu, il portavoce del presidente Putin, Peskov, in sequenza, hanno ribadito la necessità di aprire un confronto. D’altra parte, le decine di migliaia di giovani caduti al fronte sono una perdita via via sempre più insostenibile. Anche le condizioni materiali del Paese stanno peggiorando». 

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«E, soprattutto, in una condizione di belligeranza protratta, la Russia è costretta a limitare la sua influenza internazionale in ogni teatro geopolitico. Perdendo, così, l’influenza nel mondo e la funzione diplomatica precedentemente conquistate. Nel gruppo dirigente attorno a Putin si combattono due fazioni. Quella dura, che vuole la guerra fino alle elezioni presidenziali americane sperando di rafforzare le posizioni militari e il contesto politico per una trattativa; e un’altra che, al contrario, reputa sia questo il momento migliore per avviare un patteggiamento». 

«Sicuramente il conflitto rafforza la Cina, le consegna un ruolo oggettivamente cruciale. In questi decenni, la sfida mondiale cinese si è sviluppata soprattutto sul terreno economico. Un dato che fa crescere in questo grande Paese una consapevolezza di superiorità rispetto alla crisi dei due imperi che hanno dominato il Novecento. Una crisi che per essi pare non abbia altre prospettive se non aprire costantemente conflitti, tensioni e guerre in tutto il Pianeta. La Cina osserva, monitora e interviene con moderazione; sapendo che la sua crescente potenza è la vera ipoteca sul futuro di tutti noi».

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