Nei confronti di Roberto Saviano una chiara vendetta politica: era scomodo e da punire

E’ evidente purtroppo che nel sistema Rai, condizionato dei parti e dal Governo, la politica è sempre stata rilevante o addirittura preponderante senza però raggiungere mai il livello di epurazione o vedetta come nel caso di Saviano

Nei confronti di Roberto Saviano una chiara vendetta politica: era scomodo e da punire
Roberto Saviano
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Nuccio Fava Modifica articolo

28 Luglio 2023 - 09.07


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Devo confessare che nella confusione e pericolosità estrema che viviamo è inevitabile la tentazione del pessimismo. L’espressione vedo nero mi è divenuta familiare fin da piccolo: sfollato sulla punta estrema della Calabria, con la nonna, prima ad alzarsi, e ad annunciare dalla terrazza rivolta verso l’Etna “vedo nero” con riferimento soprattutto alle condizioni del tempo, al rischio di caldo e di scirocco abbondanti.

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Devo tuttavia aggiungere come scusante che gravi e pericolose restano le prospettive presenti e future spesso prive di adeguata consapevolezza e adeguata ricerca di risposte. La politica resta lontana dai valori di verità, onore e giustizia come afferma la nostra costituzione e come desierebbero i cittadini. La seduta del Senato di ieri è stata una testimonianza di arroganza e di scambio di parole tra sordi, ignorando del tutto le responsabilità politiche dei protagonisti e dei loro comportamenti. 

Andiamo verso la chiusura di Camera e Senato, come è giusto, con questo caldo e il dovere di un po’ di riposo anche per la politica ma restano inquietudini e timori crescenti soprattutto in vista della ripresa autunnale. 

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Sono in difficoltà famiglie ed imprese, il mondo del lavoro, della sanità e della scuola. Mentre la maggioranza gongola soprattutto per l’accoglienza ricevuta dalla presidente Meloni durante la visita negli USA, quasi che l’incontro con il Presidente Biden – certo importante – garantisse di per sé il futuro dell’Italia.

 L’impotenza della politica si manifesta anche nell’incapacità di offrire risposte adeguate ai tanti cataclismi scoppiati in Italia dalle Alpi alla Sicilia e che registrano soltanto dichiarazioni di stato d’emergenza avanzate dalle regioni.  

Enorme, inoltre, la questione di etica pubblica e di trasparenza dell’azione di governo affrontata e risolta con un voto di maggioranza mentre la Presidente del Consiglio – impegnata nell’importante visita negli USA come già sottolineato – proseguiva nel suo colpevole silenzio, con relativi attacchi non solo agli avversari politici, ma a giudici e giornalisti. In questo clima maturava anche una chiara vendetta politica nei confronti di Roberto Saviano, espulso dalla programmazione Rai dell’autunno perché ritenuto scomodo e da punire. Ho lavorato per anni in Rai e ho assistito a molti mutamenti anche ai vertici dell’azienda da leggere quasi sempre in coincidenza di cambi di maggioranze di governo o, addirittura, di equilibri politici all’interno dei partiti.

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E’ evidente purtroppo che nel sistema Rai, condizionato dei parti e dal Governo, la politica è sempre stata rilevante o addirittura preponderante senza però raggiungere mai il livello di epurazione o vedetta come nel caso di Saviano. Tra l’altro Saviano aveva già registrato per il prossimo autunno quattro puntate del suo programma. Sarebbe interessante che venisse spiegato chi e come salderà le spese di questa programmazione censurata. Saviano può essere considerato autore scomodo e non condivisibile che tuttavia, a maggior ragione, non avrebbe dovuto essere espulso ma sottoposto – magari con attenta e intelligente collocazione di palinsesto – a libero giudizio degli spettatori.

Sorprende, infine, che difronte a una situazione così grave e preoccupante non ci sia stata reazione adeguata all’interno dell’azienda, né da parte dei giornalisti né degli autori radiofonici e televisivi. Si tratta in ultima analisi di una grave lesione alla libertà dell’informazione, ai principi costituzionali, del pluralismo e della libertà di pensiero. Specialmente da parte della RAI, strumento fondamentale del servizio pubblico – pagato dai cittadini con il canone – che dovrebbe sempre garantire la rappresentazione della società in tutte le sue espressioni e assicurare il libero confronto nel rispetto delle diverse posizioni.  

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