La destra sovranista calpesta il Vangelo ma insorge (a vanvera) sulle croci in cima alle montagne

soliti sovranisti. Nel loro agire quotidiano non fanno altro che togliere diritti, bastonare i poveri e i migranti. Salvo poi usare la croce come una clava.

La destra sovranista calpesta il Vangelo ma insorge (a vanvera) sulle croci in cima alle montagne
La croce sul Cervino
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25 Giugno 2023 - 19.51


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I soliti sovranisti. Nel loro agire quotidiano non fanno altro che togliere diritti, bastonare i poveri, favorire la sanità privata (che penalizza i più deboli) avere atteggiamenti poco umani verso i migranti e chi fugge da fame e guerre, regalare. motovedette alla Giuardia Costiera libica foraggiando un governo criminale. E si potrebbe continuare. Ma poi continuano strumentalmente a fare polemiche in difesa della croce e dei simbli di quel cristianesimo che poi negano con le loro azioni.

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La polemica parte il 22 giugno, dopo un convegno alla Cattolica a Milano per la presentazione di un libro dove per il Cai c’è lo scrittore Marco Albino Ferrari. «La discussione ha visto un punto di convergenza nella necessità di lasciare integre le croci esistenti e di evitare l’installazione di nuovi simboli sulle cime», ricostruisce ieri Scarpone, sito ufficiale del Club alpino italiano. «Ogni notizia legata a una croce porta alla rapida formazione di schieramenti netti. Tale dinamica purtroppo intorbidisce il dibattito, trasformandolo in alterco – si legge ancora nel sito – il Cai guarda infatti con rispetto le croci esistenti, si preoccupa del loro stato e, in caso di necessità, si occupa della loro manutenzione».

Ma il presente «caratterizzato da un dialogo interculturale che va ampliandosi e da nuove esigenze paesaggistico-ambientali»,induce il Cai «a disapprovare la collocazione di nuove croci e simboli sulle nostre montagne». «Sarebbe interessante se, per una volta, il dibattito riuscisse a smarcarsi dalla logica del tifo per abbracciare il desiderio di ascoltare, comprendere e riflettere», conclude il Club. Ma non basta la spiegazione. La proposta del Cai «con la motivazione che (le croci, ndr) sarebbero anacronistiche e divisive rasenta il ridicolo se non lo psichiatrico», sottolineano Andrea Delmastro, sottosegretario di Stato al ministero della Giustizia ed Emanuele Pozzolo, entrambi di Fratelli d’Italia. «La croce è simbolo della nostra civiltà cristiana, segno di libertà e della nostra identità più profonda», aggiungono, e dietro di loro FdI si esprime compatta su questa linea. E interviene subito il ministro del Turismo, Daniela Santanché. 

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«Resto basita dalla decisione del Cai di togliere le croci dalle vette delle montagne senza aver comunicato nulla al Ministero. Non avrei mai accettato una simile decisione che va contro i nostri principi, la nostra cultura, l’identità del territorio, il suo rispetto. Un territorio si tutela fin dalle sue identità e le identità delle nostre comunità è fatta di simboli che custodiscono nel tempo la storia e valori. Invito il presidente del Cai a rivedere la sua decisione», la sua reazione.

Anche il leader della Lega, Matteo Salvini, si unisce alla protesta. «Rispetto le idee di tutti, amo la montagna e penso che il Cai faccia un lavoro enorme per tutelarla e valorizzarla. Penso però che la proposta di `vietare´ il Crocifisso in montagna perché `divisivo e anacronistico´ sia una sciocchezza, senza cuore e senza senso, che nega la nostra Storia, la nostra cultura, il nostro passato e il nostro futuro», mette nero su bianco in un post su Fb. «

Dovrete passare sul mio corpo per togliere un solo crocifisso da una vetta alpina, senza se e senza ma. Guai a chi vuole cancellare la nostra cultura», ribadisce al congresso del Carroccio in Piemonte. «Esiste un minimo comune denominatore che lega tutta l’Europa ed è il Cristianesimo. Da Roma a Berlino, da Parigi a Lisbona, da Madrid ad Atene e fino ai Paesi baltici troveremo sempre una Croce. Difendiamo i nostri valori, la nostra identità, le nostre radici», scrive su Twitter il vice presidente del Consiglio e coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani.

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«Non abbiamo mai trattato l’argomento delle croci di vetta in alcuna sede, tantomeno prendendone una posizione ufficiale. Quanto pubblicato è frutto di dichiarazioni personali espresse dal direttore editoriale Marco Albino Ferrari. Personalmente, come credo tutti quelli che hanno salito il Cervino, non riesco a immaginare la cima di questa nostra montagna senza la sua famosa croce. Voglio scusarmi personalmente con il ministro per l’equivoco generato dagli articoli apparsi sulla stampa e voglio rassicurare che per ogni argomento di tale portata il nostro ministero vigilante sarà sempre interpellato e coinvolto», si affretta a far sapere il presidente generale del Club alpino italiano Antonio Montani. Ma il tema resta: fatte salvi le croci che già ci sono e che ormai fanno parte della tradizione in futuro bisognerà mettere croci ovunque? Non sarebbe meglio se chi è credente rispettasse il Vangelo

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