Sanità pubblica al collasso, Schillaci: "Importiamo infermieri dall'India..."

Schillaci: "Gli infermieri mancano in tutta Europa. Per questo stiamo pensando ad accordi con Paesi extraeuropei, che potrebbero metterci a disposizione professionisti già ben formati, dal punto di vista sanitario e della conoscenza della nostra lingua".

Sanità pubblica al collasso, Schillaci: "Importiamo infermieri dall'India..."
Orazio Schillaci
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2 Giugno 2023 - 11.52


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Gli ultradecennali tagli alla sanità pubblica, portati avanti da tutti i governi che si sono susseguiti, hanno portato gravissimi danni alla salute degli italiani con evidenti ripercussioni anche sul mondo del lavoro dei sanitari. Intervistato da La Repubblica, il ministro della Sanità Orazio Schillaci, ha annunciato che il nostro Paese potrebbe ‘importare’ infermieri dall’India.

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Gli infermieri «mancano in tutta Europa. Per questo stiamo pensando ad accordi con Paesi extraeuropei, che potrebbero metterci a disposizione professionisti già ben formati, dal punto di vista sanitario e della conoscenza della nostra lingua. Penso ad esempio all’India. Ha già chiuso protocolli con il Giappone e gli Usa. Hanno una scuola infermieristica di alta qualità e ovviamente tantissimi abitanti».

Attraverso il Pnrr, afferma Schillaci, «vorrei dare più soldi al personale ma la filosofia del Piano è quella di investire sulle strutture, le modifiche sono molto difficili. Vedremo, comunque, se riusciremo a ricavare anche una piccola quota per i professionisti della sanità».

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La carenza dei medici «è diversa. È mirata, nel senso che riguarda alcune specializzazioni che non sono attrattive, come il pronto soccorso. Abbiamo inserito in un Decreto, il 34, misure per rendere quel lavoro più remunerativo e meno pesante». Inoltre manca «una rete al servizio del cittadino. Dobbiamo quindi fare una riforma puntando su medici di famiglia, farmacie di servizio, medicina territoriale e innovazione tecnologica».

Il primo problema della sanità italiana che il ministro vorrebbe risolvere sono «le liste di attesa, vorrei ridurle. Per farlo servono sì anche soldi ma ci vuole soprattutto un cambiamento culturale. Bisogna lavorare sull’appropriatezza, c’è molta medicina difensiva che porta anche a prescrizioni che non servono». Il sistema pubblico «possiamo salvarlo – conclude il ministro – se paghiamo meglio i professionisti e se lo rivalutiamo». 

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