Un governo di capaci o un governo di incapaci? «Se il ministro Giorgetti ritiene che l’equilibrio dei conti pubblici italiani sia a rischio non posso che prenderne atto. Ma è inaccettabile che, di punto in bianco, il problema sia scaricato sulle spalle delle imprese e di chi ha fatto i lavori rispettando la legge».
Lo dice in un’intervista a La Stampa, commentando le decisioni dell’esecutivo sul Superbonus, Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, in corsa per la guida del Pd.
«Il minimo che si possa chiedere ad un Governo è di governare, altrimenti saltano le imprese, sono a rischio posti di lavoro, si bloccano i cantieri, centinaia di migliaia di famiglie sono abbandonate al proprio destino – spiega – Mi aspetto una correzione di marcia significativa. E che si stabilizzi un sistema di incentivi solidi ma non insostenibili».
Bonaccini vede «partiti di destra ancora forti ma un Governo già in affanno sui principali problemi. Il nostro compito è essere pronti: per questo il mio obiettivo è portare il Pd ad essere la prima forza del Paese alle Europee dell’anno prossimo – aggiunge – Voglio rendere civile il confronto coi nostri avversari, uscire dal teatrino della politica, riportare il Pd con i piedi per terra e aprire un’altra storia».
Dire «che la tua avversaria è incapace, dopo che ti ha battuto a settembre e poi alle regionali una settimana fa, espone semplicemente al ridicolo». Dire invece «che il Governo sta facendo scelte sbagliate è non solo vero, ma necessario, così come avanzare controproposte è nostra responsabilità».
Bonaccini vuole «un partito che dà e pretende rispetto. Di un partitino di testimonianza che aizza la sua base, ma poi perde tutte le elezioni non saprei che farmene».
Il presidente dell’Emilia Romagna auspicava «di vincere tra gli iscritti e il risultato è andato al di là delle aspettative. Nello stesso modo, auspico di vincere le Primarie. Ma io mi rimetterò alla decisione degli elettori». Se «vincerò, chiederò a Schlein, Cuperlo e De Micheli di aiutarmi. Se vincerà Elly darò una mano senza chiedere nulla per me»
