Il partito unico Renzi-Calenda punta alle europee del 2024

Matteo Renzi e Carlo Calenda puntano sull'alleanza di liberali, riformisti, popolari e repubblicani.

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14 Gennaio 2023 - 16.25


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Matteo Renzi e Carlo Calenda stilano davanti alla platea dei Liberaldemocratici, riuniti a Milano, la tabella di marcia per la nascita del partito unico. Una corsa in due step: il primo obiettivo è essere pronti per le elezioni europee del 2024, superare abbondantemente la doppia cifra e puntare ad essere uno dei primi gruppi a Bruxelles. Il secondo step è fissato per il 2027, per riportare al governo del paese le forze liberali, riformiste, popolari e repubblicane.

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«Grazie a Carlo Calenda per la paziente opera che sta facendo per dar vita alla federazione», premette dal palco il leader di Italia viva, che tende subito la mano a Più Europa: «Sarei felice ci fossero anche loro, e c’è spazio anche per avere un pezzettino di mondo popolare perché stanno stretti sia a destra che a sinistra». Detto questo, Renzi mette in chiaro: «Il partito unico non ha alternativa». Poi certo, ammette, «c’è il problema di come lo impostiamo, io credo molto nel processo costituente. Sui tempi e modalità scegliamoli insieme, senza farci prendere dalla ‘piddite delle regole’».

Insomma, bisogna costruire il partito unico «senza ammazzarci sulle regole», come invece sta accadendo in casa Pd in vista del congresso. «Siamo pronti a ragionare con tutti però diamoci un grande obiettivo: essere nel 2024 quelli che costruiscono l’Europa e un’alternativa in Italia. Il lavoro è chiaro che porterà a un partito unico, vediamo i tempi insieme». Dopo l’obiettivo delle europee del 2024, il leader di Iv fissa un altro obiettivo: «Toccherà a noi, non c’è alternativa con Pd e grillini, quindi all’appuntamento arriviamoci preparati, nel 2024 il primo step e nel 2027 il secondo, riportare al governo i riformisti contro conservatori e populisti».

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Al cammino tracciato dall’ex premier non si sottrae Calenda, che però avverte: «Se iniziamo a fare a chi è più liberale rimane un circolo di sfigati che fanno training autogeno tra di loro. No a un circolo di illuminati, così non funziona». Al contrario, per il leader di Azione «un partito è contendibile quando vai a fare tesseramento sul territorio e devi equilibrare la buona e la mala rappresentanza, se non fosse così avremmo tutti il 45% e non staremmo ancora a discutere qui. Siamo un’area con differenze profonde ma che hanno costruito l’Italia, i liberali, repubblicani, i riformisti, la parte dei social democratici che hanno capito che non esiste una giustizia sociale che si costruisce per decreto, ma con la parola emancipazione, che manca in questo paese. Più Europa deve stare in questo progetto, non può non starci» aggiunge.

E Più Europa, per il momento, non chiude la porta: «Dobbiamo arrivare alle elezioni europee del 2024 con una forte e autorevole lista che guardi a un’Europa aperta e a Renew Europa», raccoglie la sfida il segretario Benedetto Della Vedova. «Io credo che si debba puntare a costruire una lista forte, potente di liberal-democratici», con l’obiettivo di unire le «forze che guardano ai gruppi liberali in Europa, per avere una lista che davvero rappresenti un’alternativa per gli elettori italiani». Calenda fissa quindi le prossime tappe, la prima in primavera per scrivere il manifesto comune, la seconda al massimo a settembre per la costituente del partito unico: «Io intendo portare alla prossima riunione della federazione» tra Azione e Italia viva «il progetto di partito unico dell’area liberale, democratica, popolare e riformista, un progetto che si aprirà alle associazioni e alle personalità per scrivere un manifesto di valori e obiettivi politici a marzo-aprile, poi si farà l’assemblea costituente dove ci sia spazio per forze politiche, per movimenti culturali, per singole personalità e un diritto di tribuna per le correnti minoritarie, che potremmo fare a giugno o a settembre, e che darà vita a un partito che segue in ogni singolo pezzo della rappresentanza le regole dei partiti politici, prima fra tutte la contendibilità».

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