Ong, le giustificazioni farlocche di Piantedosi: “Non possiamo mandarle solo in Sicilia e Calabria”

Il ministro dell’Interno cerca di far credere la scelta di mandare le navi ong in porti lontanissimi in porti di sbarco non sia un modo per boicottare chi salva le vite in mare ma risponderebbe a un’equa distribuzione.


Ong, le giustificazioni farlocche di Piantedosi: “Non possiamo mandarle solo in Sicilia e Calabria”
Matteo Piantedosi
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9 Gennaio 2023 - 19.44


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Il governo Meloni insiste sulla sua linea dura nei confronti delle navi delle ong che salvano migranti. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, a proposito dei porti assegnati alle imbarcazioni, assicura di fare “le cose in modo responsabile”.

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“Puntiamo a un’equa distribuzione su tutti gli altri luoghi di possibile sbarco, con il compito di sgravare Sicilia e Calabria che non devono essere condannate a essere il campo profughi dell’Europa“, ha aggiunto Piantedosi. Il ministro ha ricordato anche che, nel caso specifico, Ocean Viking e Geo Barents “sono navi di stazza importante” e che quindi possono navigare verso Ancona anche in condizioni meteo difficili.

“Prima di disporre il porto sicuro – ha spiegato il ministro – ci avvaliamo del contributo di valutazioni tecniche specialistiche. Se un viaggio viene indirizzato in un porto vuol dire che le valutazioni fatte dagli specialisti lo consentono”. Il titolare del Viminale ha sottolineato “il gravame che già soffre Lampedusa in primis, la Sicilia in seconda battuta, ma anche la Calabria rispetto al numero degli sbarchi e a tutto ciò che ne consegue: ci sono adempimenti di polizia giudiziaria e screening sanitari, ed è giusto creare i presupposti di distribuzione sul territorio nazionale. Qualcuno ha fatto la mappatura cromatica dei porti che abbiamo indicato negli ultimi mesi e si vede che c’è stata equa distribuzione su tutti, qualcuno ha invocato quelli che non sono stati oggetto di indicazione e lo saranno a breve”. 

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“Vogliamo una equa distribuzione sul territorio nazionale – ha aggiunto Piantedosi – con l’obiettivo di sgravare il più possibile Sicilia e Calabria che non devono essere condannate ad essere campo profughi dell’intera Europa”, ha ribadito ancora una volta.

“In questa provincia c’è il maggiore punto di approdi d’Europa. Ospita tra 1.200 e 1.300 persone in accoglienza stabile. L’impegno che ho preso è di ritornare, al più presto, con qualcosa di tangibile”, ha assicurato Piantedosi dopo l’incontro del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica svoltosi in prefettura ad Agrigento. 

“Verrà predisposto un piano straordinario per la gestione dei rifiuti dell’hotspot, anche dal punto di vista finanziario”, ha poi annunciato il ministro dell’Interno. L’hotspot di Lampedusa, quando è sovraffollato, produce, in pochi giorni, rifiuti tessili pari a quelli che gli isolani, 6mila persone, producono in un anno. Questo si traduce in un carico finanziario pesante per le casse del Comune, ma anche in difficoltà di trasferimento e conferimento nell’impianto di Trapani perché tessile e indifferenziato insieme bloccano il sistema. “È un problema evidenziato dal sindaco Mannino, già lo scorso novembre, e verranno prese le decisioni nelle sedi opportune”, ha evidenziato il titolare del Viminale.

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