Congresso Pd, Paola De Micheli potrebbe essere l’outsider nella corsa alla segreteria. Tra Bonaccini, Schlein e Cuperlo, De Micheli sembra essere la candidata con meno chance di vittoria. Ma come lei stessa ha dichiarato in un’intervista ad affaritaliani.it, i pronostici sono fatti per essere smentiti.
“Sto facendo una campagna molto bella e profonda. Tutti i candidati partono alla pari. Purtroppo il numero degli iscritti è in calo e non è prevedibile la partecipazione. Anche per questo le previsioni della vigilia sono molto complesse”.
“Io vengo dalla povertà. Faccio parte di una delle ultime generazioni che ha preso l’ascensore sociale in questo Paese. Sono stata disoccupata, ho lavorato nei campi, sono andata all’estero, ho fatto la manager nell’estremo Ovest della Cina, in Nigeria, in Ghana e in altri Paesi dove nessuno accettava di andare. Ecco perché la definizione di underdog non mi dispiace. Diciamo che sono unalavoratrice, che non ha mai avuto paura della fatica.”
“Oggi siamo una rete che copre 95 province, molto radicata sul territorio. In questi mesi ho fatto un grosso lavoro per uscire dal Nazareno ed essere la candidata degli iscritti. Propongo un modello di partito aperto, ma che conferisce un ruolo determinante agli iscritti, su tutte le decisioni fondamentali. Sono l’unica ad avere in mente un modello alternativo a quello attuale. Sono per un partito solido, non per un comitato elettorale che funzioni solo per le elezioni e nemmeno un luogo nel quale si discuta solamente, bensì dove si possa decidere”.
“In questa prima fase, abbiamo tradotto la proposta programmatica in un’attività pratica di frequentazione degli iscritti. Delle 95 province di cui parlavo ne ho già visitate personalmente quasi 40, incontrando persone che già prima volevano sostenermi o che alla fine degli incontri quasi sempre hanno deciso di darmi la loro fiducia. Nella settimana dal 9 al 14 gennaio farò altre 11 tappe, dalla Calabria fino a Brescia e Bergamo”.
“Il problema è stato soprattutto il mancato ascolto degli iscritti, che purtroppo sono sempre meno. La distanza tra la base e le posizioni nazionali non è figlia del fatto che siamo poco tra la gente: in fondo durante le campagne elettorali facciamo ciò che fanno tutti, ne’ più, ne’ meno. Il problema vero è che noi avremmo il potenziale per trasformare i militanti in moltiplicatori di opinione. E sarebbero molto più forti sia dei social che dei media tradizionali”.
“Come si risolve il problema? Attraverso due comportamenti: la conoscenza delle questioni locali e l’effettiva possibilità di decidere. Se questo non si verifica, la distanza aumenta. Il segretario nazionale Pd, insieme a quello della regione in questione, di tanto in tanto dovrebbe frequentare e ascoltare i Pd comunali e provinciali, per conoscerne almeno i problemi principali”.
“E’ finita un’epoca. Il Pd non può più essere il partito della responsabilità, quello che governa un pochettino meglio e che fa manutenzione straordinaria dell’esistente: non basta più. Deve essere il partito del desiderio mai sazio dell’uguaglianza, della visione. Deve avere un principio vitale che renda affascinante la vita di partito, non può essere semplicemente la risposta al bisogno del singolo dirigente, locale o nazionale. Per me questa prospettiva sta nella lotta alle disuguaglianze”.
“Credo che i meccanismi di selezione della classe dirigente abbiano bisogno di un profondo cambiamento, anche perché non sono quasi mai legati al consenso. Per questo nella mozione si prevede che per scegliere i parlamentari e i candidati alle cariche monocratiche si facciano le primarie di partito con il voto ponderato, ovvero con il voto degli iscritti che vale doppio, mentre quello dei simpatizzanti vale uno. Ogni mia elezione è passata dalla conquista del consenso sul territorio e so bene come questa dinamica ti costringe a stare con i piedi ben piantati per terra, perché è da lì che attingi la linfa vitale. Ti nutri di realtà… perché hai l’obbligo di starci dentro”.
“Parlo di un cambio di paradigma radicale. E questa cosa è più urgente per noi di sinistra, mentre l’elettorato di destra ha altre esigenze. Noi prima dobbiamo consolidare il rapporto con il nostro elettorato, poi nelle campagne elettorali ovviamente dovremo cercare di intercettare il voto fluido, che fa la differenza. Ma questo accadrà dopo”.
“M5s o Terzo Polo? Io credo che siano gli altri a doversi avvicinare a noi. Un partito forte, che sia attrattivo e che spinga gli altri a voler realizzare una coalizione. Siamo nella fase di rifondazione di un partito che ha governato per 11 anni negli ultimi 15: se la prima cosa che si dichiara è con chi ci si vuole alleare, non ci si concentra su quello che vogliamo essere noi. Nella nostra storia recente, ho mal digerito alcuni passaggi di subalternità, soprattutto nei confronti delle leadership”.
“Devo essere sincera. Ho capito che ci sono alcuni tratti che profilano la personalità dei candidati, la loro storia, ma non sono chiare le loro intenzioni concrete sul partito e sul Paese. Mi spiego: Bonaccini si presenta come buon amministratore, Schlein si definisce la novità e Cuperlo come rappresentante della sinistra che ha fondato il Pd, ma quello che vorranno fare è ancora da scoprire”.
“Abbiamo detto in maniera chiara alcune cose, sia sul modello del partito (di cui abbiamo parlato prima), sia sui temi del lavoro. Proponiamo di riscrivere lo Statuto dei lavoratori. Penso a uno Statuto dei lavori, con nuovi diritti da riconoscere. Nel mio libro “Concretamente – Prima le persone” ci sono una serie di altre idee, da una nuova visione delle infrastrutture come strumento di lotta alle disuguaglianze, fino al modello fiscale diverso rispetto a quello attuale. Insomma, un po’ di idee le abbiamo messe sul tavolo”.
“Negli altri vedo una forte esigenza di cambiare il gruppo dirigente che peraltro mi trova concorde, come si capisce anche dal fatto che negli ultimi anni sono stata un po’ defilata, non condividendo alcune scelte. Ho fatto anche autocritica, cosa che nessun altro ha fatto, eppure Bonaccini è sempre stato un dirigente di riferimento e Schlein è stata europarlamentare Pd, poi è uscita dal partito e vi è rientrata per affrontare la recente campagna elettorale”.
“Cuperlo ha appena cominciato la sua campagna congressuale, quindi aspetto di ascoltare e leggere le sue proposte. In generale, finora di piattaforme programmatiche ne ho viste poche. Mi pare un congresso totalmente polarizzato sui nomi”.