Calenda allunga la mano sul Pd: "Aperti ai riformisti che non hanno più casa nei dem"

Il segretario di Azione definisce il perimetro del suo partito: una grande area liberal democratica che è aperta a +Europa e ai riformisti del Pd e Forza Italia"

Calenda allunga la mano sul Pd: "Aperti ai riformisti che non hanno più casa nei dem"
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19 Novembre 2022 - 12.49


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Azione vuole conquistare spazio e quadri dentro forza Italia ma anche portare con se i ‘renziani’ rimasti nel Pd che a seconda di come andrà il congresso sono pronti a fare il salto della quaglia.

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Credo di essere stato l’avversario più irriducibile di Luigi Di Maio, come diceva però Winston Churchill `nella sconfitta magnanimità´. Di Maio non è entrato in Parlamento e io non ho altri commenti da fare»: a dirlo Carlo Calenda, parlando del ruolo dell’ex ministro agli Esteri inviato nel Golfo Persico dall’Ue. 

«Noi stiamo costruendo una grande area liberal democratica che è aperta a +Europa e ai riformisti del Pd che non trovano più casa nel partito, siamo aperti alle persone che hanno militato in Forza Italia e che si sono stancate di essere portate sulle posizioni di Salvini. Costruiamo un grande centro che metta insieme liberali, popolari e riformisti», aggiunge il leader di Azione a margine del Congresso nazionale a Napoli.

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 «Non c’è nessun rischio di entrare nel Governo perché gli abbiamo sempre votato contro, ma se porterà delle cose positive voteremo a favore», continua. 

«Sono molto preoccupato del progetto dell’Autonomia di Calderoli e sono contento che Giorgia Meloni lo abbia fermato. Sostengo che vada fatta una riflessione, ma fatta bene e senza prevedere un aggancio su prestazioni decenti – sottolinea Calenda -. Bisogna spiegarlo ai cittadini: non si può pensare che siccome a Napoli si è speso poco allora si possono dare meno soldi, bisogna invece mettere in grado la Campania di avere una sanità come quella della Lombardia. Che si ragioni sull’assetto istituzionale dello Stato, per me è il monocameralismo. È un fatto molto importante questo, ed è importante riattrarre al centro le prerogative, per esempio le infrastrutture energetiche e ambientali e soprattutto non si tocchi la scuola». «L’idea che nella scuola italiana, dove gli studenti italiani risultano i meno preparati a livello europeo, si debbano insegnare i dialetti è una cosa semplicemente idiota perché deve essere nazionale dato che è il fattore che unisce il Paese. Mi dispiace per i leghisti ma noi faremo una battaglia irriducibile».

Sul congresso in corso del Pd invece Calenda lancia un appello: «Che si decidano se vogliono stare con noi o con i 5 stelle. Penso che in questo momento non siano in grado di esprimere una linea e un partito che non ha una linea è destinato a morire». In conclusione: «Penso che il Pd deciderà di andare verso i 5 stelle, secondo noi è un errore».

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