Pd, Bonaccini pronto ad annunciare la sua corsa a segretario

Il presidente dem dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini, candidato in pectore alla segreteria del Pd parla del futuro del partito democratico e si prepara ad ufficializzare la candidatura

Pd, Bonaccini pronto ad annunciare la sua corsa a segretario
Stefano Bonaccini
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19 Novembre 2022 - 23.04


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Bonaccini è sul punto di annunciare la sua decisione per correre per la segreteria del Partito Democratico.

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L’Assemblea del Pd ha definito il percorso congressuale che porterà alle primarie del 19 febbraio. Per chiunque voglia bene al Pd è il momento di impegnarsi e dare il proprio contributo. Domattina alle 11.30 sarò al mio circolo Pd di Campogalliano», annuncia su facebook il governatore dem dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini.

Stefano Bonaccini in mattinata aveva detto di volere un partito che esca dalle sabbie mobili e che guadagni una reputazione che oggi come oggi ha perso.

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 “Un’opposizione che parla sempre e troppo degli altri è un’opposizione che di solito corre un rischio: offrire agli elettori l’immagine pericolosa di un partito che non ha nulla da dire. E se un partito non ha nulla da dire su quello che vuole fare, che è cosa diversa dal dire solo cosa non devono fare gli altri, quel partito ha anche poco da dire su quella che è la sua idea di futuro, la sua idea d`Italia, la sua idea di società. Noi, ora, dobbiamo affermare quale sia l’identità del Pd in maniera più precisa, sforzandoci di trovare un modo semplice, immediato, per spiegare che Italia vogliamo. Un esponente della Lega, del M5s, di Fratelli d`Italia riesce con facilità a spiegare agli elettori qual è il suo messaggio sul futuro del paese. Gli bastano trenta secondi. A un dirigente del nostro partito di solito, per spiegare che Italia sogna per il nostro avvenire, per spiegare in che modo vuole provare a proteggere i nostri cittadini, non bastano venti minuti. Quello che ci serve è evidente: identità, contenuti, leadership, semplicità”.

Lo dice il presidente dem dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, candidato in pectore alla segreteria del Pd, in una conversazione con il direttore del Foglio Claudio Cerasa, nel giorno dell’assemblea nazionale dem su congresso e primarie per la nuova leadership del Nazareno.

“L’opposizione – afferma Bonaccini- impari a non essere solo contro. A partire dal lavoro. L’identità del Pd si andrà a costruire attorno a questo tema. E per fare un salto nel futuro il Pd ha il dovere di essere non solo, genericamente, il partito del lavoro, ma il partito di tutti i lavori. Non ho capito, direttore, come ha fatto la sinistra, in questi anni, a regalare alla destra milioni di partite Iva, di liberi professionisti, di lavoratori autonomi, che spesso sono ragazzi giovani che non arrivano a fine mese. E non ho capito, onestamente, perché c’è qualcuno che si ostina a contrapporre lavoro e ambiente”.

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“Io penso -dice ancora- che al Pd farà bene stare all`opposizione e fare opposizione. E penso che starci per qualche anno, anche a costo di fare una traversata nel deserto, non sarà facile ma sarà necessario, per prepararci in maniera seria a governare di nuovo l`Italia quando sarà, con un progetto, un programma, un`idea forte per il futuro, senza dover pensare a scorciatoie che secondo me non verrebbero più capite dai cittadini. Io vorrei questo: una sinistra che la prossima volta va al governo non per accordi, anche di necessità, ma perché la destra l`ha battuta nelle urne, non nei convegni o in tv”.

Più in generale, “sono – conclude Bonaccini- un ottimista per natura e dunque, quando ragiono sul futuro, cerco di concentrarmi più sulle opportunità che sulle paure. E l`opportunità, rispetto al futuro, è questa per il Pd: dimostrare di avere una leadership non passeggera, in grado di guardare al futuro, in grado di proteggere i cittadini, in grado di risolvere i problemi, in grado di dimostrare ai cittadini che al governo un populista non vale come un non populista. Certo, per farlo, bisognerebbe anche trovare un modo per avere leggi elettorali che come succede nei comuni e come succede nelle regioni diano, a chi vince le elezioni, la possibilità concreta di poter governare cinque anni”.

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