Rauti batte Fiano, Sant'Anna di Stazzema vota a destra: nemmeno Licio Gelli avrebbe potuto sperare tanto

Nel paese della più orrenda strage nazi-fascista vince la destra guidata da un partito che ha la Fiamma missina nel simbolo. E la figlia di un repubblichino batte il figlio di un deportato ad Auschwitz

Rauti batte Fiano, Sant'Anna di Stazzema vota a destra: nemmeno Licio Gelli avrebbe potuto sperare tanto
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Gianni Cipriani Modifica articolo

27 Settembre 2022 - 10.52


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Non c’è molto da dire: a Sesto San Giovanni Emanuele Fiano è stato ampiamente battuto da Isabella Rauti mentre a Sant’Anna di Stazzema, luogo di una delle più terribili stragi nazi-fasciste, la destra (questa destra a trazione reazionaria ed estremista) ha vinto a mani basse.

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Emanuele Fiano non è stato solo un bravo parlamentare ma ha nel suo dna la storia di una tragedia imparagonabile: suo padre Nedo fu deportato ad Auschwitz e fu tra i pochissimi che riuscirono a salvarsi e a poter raccontare gli orrori dell’antisemitismo e la ferocia del nazismo.

Isabella Rauti è la figlia di Pino Rauti, già repubblichino e poi dirigente del Msi nonché fondatore di Ordine Nuovo. Eredità politica e culturale lasciata alla figlia oggi militante della destra reazionaria di Fratelli d’Italia che quella Fiamma ostenza senza vergogna ma – al contrario – con sicumera.

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Egualmente a Sant’Anna di Stazzema i nazi-fascisti uccisero 560 civili, tra cui molte donne e bambini con una ferocia senza eguali.

L’ossario è uno dei simboli della ferocia dei seguaci di Mussolini e Hitler ed è uno dei luoghi della memoria.

 Fa molto male, anche se la tendenza era evidente da tempo, vedere come per larghi strati della popolazione l’antifascismo non sia un valore ma qualcosa di sconosciuto.

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Fa molto male vedere come una classe politica fatta in gran parte di ammiratori di Hitler e Mussolini (ossia di due criminali) di saluti fascisti, di cene celebrative per la Marcia su Roma (ossia l’inizio della dittatura che tolse la libertà agli italiani, uccise o imprigionò gli oppositori, mandò gli ebrei alla morte e ci condusse nella tragedia della seconda guerra mondiale) sia tranquillamente accettata senza che nessuno pensi nemmeno lontanamente ad alzare un argine.

Fa male vedere come anni e anni di martellamento abbiano finito per mettere sullo stesso piano – agli occhi di una larga parte della gente – tiranni e vittime, oppressori e oppressi, fascisti e partigiani.

Fa male vedere come, sempre dopo anni di martellamento, Bella Ciao sia diventata da canzone della libertà dell’Italia e di tutti gli oppressi qualcosa di “sconveniente,” da evitare o addirittura da vietare. Come già capita da tanti anni (e non da oggi) nei comuni dove amministra la destra. E non è un caso che questa disinformazione e vuoto di memoria abbia colpito anche una come Laura Pausini, che si è rifiutata di cantarla perché è ‘politica’. Come se – appunto – per un italiano fascismo e anti-fascismo siano due campi con pari dignità e si possa essere neutrali.

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Io  non ho ricette, gli anni passano, la memoria si affievolisce e la tendenza dell’opinione pubblica – non di tutta, ovviamente – è quella di un qualunquismo senza passato e senza futuro che vede solo il presente e segue in maniera acritica il vento che soffia in un determinato momento: ora Renzi, ora Grillo, ora Salvini e ora i post-missini. Il resto è ignoranza o minimizzazione: che è l’antifascismo? Boh. E Mussolini? Sì beh, forse, ma insomma…

Nemmeno Licio Gelli (il maestro venerabile della Loggia P2, quello che voleva superare la Costituzione anti-fascista nel nome di un presidenzialismo autoritario) avrebbe sperato tanto. Eppure ci siamo arrivati.

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